Sinodo: card. Grech, “ci stringiamo alle sorelle e ai fratelli presenti in aula che provengono dalle zone di guerra”

“Mentre celebriamo questa Assemblea, in tante parti del mondo si combattono guerre! Siamo sull’orlo di un allargamento del conflitto. Quante generazioni dovranno passare prima che i popoli in guerra possano tornare a sedersi insieme e parlarsi, a edificare insieme un futuro di pace?”. A chiederselo è stato il card. Mario Grech, segretario generale della Segreteria generale del Sinodo, nella sua relazione all’apertura dei lavori della seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità. “Ci stringiamo alle sorelle e ai fratelli presenti in aula che provengono dalle zone di guerra o dalle nazioni che vedono violate le libertà fondamentali dei popoli”, ha proseguito: “Attraverso la loro voce possiamo ascoltare il grido e il pianto di quelli che soffrono sotto le bombe, soprattutto dei bambini, che respirano questo clima di odio. Come credenti siamo chiamati a desiderare e pregare per il dono prezioso della pace per tutti i popoli”. “Il Sinodo è essenzialmente una scuola del discernimento: è la Chiesa radunata insieme con Pietro per discernere insieme”, ha detto il cardinale: “Una Chiesa sinodale è una proposta alla società di oggi: il discernimento è frutto di un esercizio maturo della sinodalità come stile e come metodo. Il discernimento ecclesiale può essere una sfida e un esempio per ogni tipo di assemblea, che deve trovare nell’ascolto reciproco dei suoi membri la regola d’oro per la ricerca della verità e del bene comune. Senza dimenticare che il discernimento è un ponte attraverso cui credenti e non credenti possono ascoltarsi e comprendersi utilizzando una grammatica comune. A dirlo non sono io, ma un autore laico, Umberto Eco”.

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