Libano: appello di mons. Essayan (vicario apostolico), “Israele si fermi e si trovi un accordo per un immediato cessate il fuoco”

“Abbiamo bisogno che Israele si fermi e si trovi un accordo per un immediato cessate il fuoco che possa dare a tutti noi la possibilità di riprenderci e tirare il fiato. Occorre poi trovare case per gli sfollati. L’inverno sta per arrivare. Tanti stanno mandando coperte. Ma ripeto, non bisogna cadere nel bisogno immediato, si tratta di guardare più in là. E guardare più in là significa cercare una soluzione politica e non una soluzione militare che non porta da nessuna parte”. E’ l’appello di mons. César Essayan, Vicario Apostolico della Chiesa cattolica latina in Libano. Raggiunto telefonicamente dal Sir, fa subito il “punto” della situazione che si sta vivendo in queste ore nella città di Beirut. Sono ore di altissima tensione. Il vicario tiene d’occhio costantemente le ultime news che arrivano. “La gente è stanchissima”, dice. “Gli sfollati sono tanti. Più di 120.000. Molti hanno trovato rifugio nelle scuole o nelle strutture. Molti, però, vivono ancora per le strade. Alcuni hanno deciso di lasciare il Paese e sono partiti per la Siria, per la Giordania. C’è chi è andato in Iraq”. “La nostra paura non è per l’oggi ma è per il nostro domani”, confida il vicario apostolico. “Cosa stiamo facendo ai nostri giovani, ai nostri bambini? Stiamo creando persone che interiormente stanno covando un odio profondo. Questa è la nostra paura. Possiamo quindi trovare delle soluzioni per l’oggi ma il rischio è quello di coltivare un terreno fertile per scatenare la guerra domani. La guerra deve cessare e deve cessare adesso. Per evitare che si riproduca domani in maniera ancora più violenta, più atroce, più assurda. Per farlo, però, occorre tutti fermarci e ritrovare la propria umanità che stiamo perdendo giorno dopo giorno a nome di non so quale interesse”. Il pensiero va quindi ai giovani.  “Stiamo prendendo in ostaggio il futuro di tanti ragazzi che sognano oggi soltanto di vendicarsi domani. Non è giusto. I ragazzi devono vivere, devono sognare la vita”.

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