“Questa distruzione non riguarda solo la flora e la fauna, ma anche i popoli che hanno abitato questo territorio sacro per secoli, le cui vite e culture sono profondamente interconnesse con gli ecosistemi che ora sono minacciati”. È la denuncia che arriva, attraverso un comunicato diffuso in quattro lingue (spagnolo, portoghese, inglese e francese), dalla Rete ecclesiale pan-amazzonica (Repam) e dalla Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (Ceama), in riferimento alla prolungata siccità e della diffusione degli incendi boschivi, che investe numerosi Paesi sudamericani e l’intera regione panamazzonica, con la distruzione di milioni di ettari di territorio.
“Il dono della creazione di Dio continua a essere trasformato in una merce” e “l’Amazzonia continua a essere percepita come un territorio da sfruttare”, denunciano i due organismi ecclesiali, i quali affermano che la pressione delle attività estrattive, sia legali che illegali, sta avanzando a spese del valore intrinseco della creazione e delle comunità che la abitano: “Il modello del capitalismo estrattivo non solo è insostenibile, ma minaccia direttamente i modi di vita tradizionali e comunitari che hanno preservato questo territorio per millenni”.
“Sappiamo che l’Amazzonia ha sempre vissuto periodi di siccità in alcuni mesi dell’anno. Tuttavia, queste siccità sono peggiorate in modo significativo a causa della crisi climatica, esacerbata dalle azioni umane e guidata dallo sfruttamento sfrenato delle risorse naturali”, prosegue la nota.
“Questo circolo vizioso di siccità più intense, incendi incontrollati e azioni inefficaci da parte delle autorità sta portando l’Amazzonia a un punto critico, minacciando la sua biodiversità unica e indebolendo in modo irreversibile la sua capacità rigenerativa”, la denuncia. In tal modo, le comunità amazzoniche devono affrontare conseguenze devastanti, tra cui morte, gravi impatti fisici e migrazioni forzate, creando una crisi umanitaria allarmante; “intere comunità sono attualmente sfollate dai loro territori ancestrali”.
Repam e Ceama chiedono ai governi dei Paesi amazzonici e alla comunità internazionale di attuare riforme legislative che rafforzino la protezione dell’ambiente e i diritti delle comunità sui loro territori: “L’inazione degli Stati e la mancanza di rispetto delle norme ambientali esistenti richiedono un’azione urgente. I Governi e le autorità competenti devono attuare riforme legislative che rafforzino la protezione dell’ambiente, rivendichino i diritti delle comunità sui loro territori e garantiscano i diritti umani, in particolare quelli dei difensori dell’ambiente”. Ancora, “chiediamo con urgenza ai governi dei Paesi amazzonici e alla comunità internazionale di intraprendere un’azione ferma e coordinata di fronte alla devastante crisi ambientale che stiamo affrontando”.