Diocesi: mons. Tisi (Trento), “un popolo che non onora i propri morti sta finendo le ragioni per vivere”

“Sempre più frequentemente nel cimitero cittadino tanti anziani defunti hanno delle esequie con pochissimi fedeli o addirittura con nessuno. Altri non hanno nemmeno chi richiede le loro ceneri. Tante urne cinerarie sono abbandonate. C’è qualche cosa di grave nella nostra società che ha trasformato a volte il momento della morte semplicemente nello smaltimento di un rifiuto. Uso parole forti, ma il fatto che tanti anziani se ne vadano senza la compagnia di nessuno mi obbliga ad alzare la voce e a ricordare che un popolo che non onora i propri morti è un popolo che sta finendo le ragioni per vivere”. È la vibrante denuncia dell’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nella messa in suffragio di vescovi e sacerdoti defunti, celebrata ieri nella cattedrale a Trento. Il presule ha presieduto la liturgia, concelebrata dai membri del Capitolo, ricordando in particolare i sacerdoti defunti negli ultimi 12 mesi.
Commentando il testo biblico di Qoelet (“vanità delle vanità: tutto è vanità”), mons. Tisi ha notato come “non basta avere la vita e la salute, ci servono motivazioni per vivere e in questo momento ci mancano le ragioni per vivere. A farci mancare le ragioni per vivere – argomenta – è quell’interpretazione della vita che purtroppo da tanti decenni va avanti e dove ci siamo pensati al di fuori del ‘noi’. E quando vengono meno ragioni per vivere la vita diventa un inferno”.
L’arcivescovo ha ricordato poi i tanti preti diocesani defunti in soli otto anni di episcopato. “Di nessuno dei miei preti – ha commentato – ho avuto bisogno di andare a cercare qualcosa di bene, perché il bene che avevano era talmente grande che non ho fatto altro che raccontare la loro vita”. “Nell’ora buia che stiamo vivendo quando guardo i preti della nostra Chiesa dico: sia benedetto il Signore perché mi hai donato dei collaboratori abitati dalle ragioni di vivere, abitati dall’amore”.
Anche alla luce della loro testimonianza, mons. Tisi ha richiamato infine la Chiesa trentina all’essenza della fede. “Chiediamoci: io voglio vedere Gesù, voglio cercare Gesù? O al netto della mia frequentazione di tante celebrazioni il volto di Gesù è sfuocato e io non lo sto cercando? Il grande rischio dell’apparato religioso è questo: che i riti siano celebrati da uomini e donne senza fede, che non cercano Gesù e magari mandano in onda preghiere e ritualità che sono però canti di uomini e di donne che cercano sé stessi anziché cercare il Signore Gesù”.

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