Consiglio permanente: card. Zuppi, “il Giubileo ci chiama alla speranza”, no a “clima di violenza alimentato anche dalla guerra”

“Siamo chiamati al futuro”, e il Giubileo ormai alle soglie “ci chiama alla speranza”. Ne è convinto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che, nella sua introduzione al Consiglio permanente dei vescovi italiani, sostiene che “si può guardare al futuro con speranza perché la Chiesa è una comunità, nonostante le nostre fragilità: famiglia in un mondo in cui la solitudine è lo stato esistenziale dell’uomo”. Secondo il cardinale, “c’è una grande responsabilità nel vivere la fraternità cristiana in un mondo di isolati, che vive una crisi di relazioni, per cui il singolo non sa vedere un futuro per sé, perché il futuro non lo si vede da soli, ma insieme. Anche la famiglia ci dice che non è un progetto di soli, ma di un uomo e una donna, aperto alla vita”. “Non ci sfuggono le sofferenze di un mondo di soli e dai legami fragili”, l’analisi del presidente della Cei: “Questo sollecita un clima di violenza, alimentato anche dalla guerra e da una sua pericolosa riabilitazione”. “Il mondo sembra attualmente senza punti di riferimento stabili, prigioniero di una cultura che riduce tutto alla riuscita della propria vita e dei propri affari, a realizzarsi individualmente, nella logica della prestazione esigente e fragilissima”, l’analisi di Zuppi, secondo il quale “le nostre comunità sono e possono essere ancora di più rete di solidarietà che rende forti perché reale e non virtuale, attenta al prossimo e non piegata all’io”. È la speranza, per il cardinale, “il tema di questa fase della vita delle Chiese che sono in Italia e della Cei stessa”: “La multiformità della vita ecclesiale italiana, a partire dalla pietà popolare, è una ricchezza irrinunciabile che sarebbe sbagliato ridurre a un modello. La Chiesa è viva!”.

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