“Abbiamo fatto entrare a Gaza oltre 50.000 camion di aiuti e quasi 1 milione di tonnellate di aiuti dall’inizio della guerra”. È quanto dichiara il Cogat, unità del Ministero della Difesa israeliano che si impegna nel coordinamento delle questioni civili tra il Governo di Israele e l’Autorità palestinese, in un tweet del 10 settembre e rilanciato oggi dall’ambasciata di Israele presso la Santa Sede. Una risposta alle denunce di tanti organismi internazionali che accusano Israele di non favorire l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari. L’ultimo report in ordine di tempo è stato diffuso oggi da un gruppo di 30 ong, tra le quali ActionAid, Oxfam, Care, Save the children, Norwegian Refugee Council, Cesvi e KinderUsa, che denunciano “il persistere di una situazione al limite per gli operatori umanitari a Gaza, che continuano a fronteggiare gravi rischi per la sicurezza e enormi sfide nella consegna degli aiuti nelle ultime due settimane. Il governo israeliano deve facilitare un accesso sicuro e senza ostacoli per tutta l’assistenza umanitaria sia a Gaza che in Cisgiordania e garantire la sicurezza di tutti gli attori umanitari”. Dal canto suo il Cogat, in un aggiornamento datato 10 settembre, comunica, tra le varie cose, che: “Dall’inizio della guerra a Gaza abbiamo fatto entrare oltre 50.000 camion di aiuti e quasi 1 milione di tonnellate di aiuti, via terra, via mare e con aerei. Il 9 settembre, inoltre, sono stati raccolti 214 camion di aiuti dal lato di Gaza di Kerem Shalom ed Erez. Nello stesso giorno sono entrati a Gaza 1 autocisterna di carburante e 6 di gas designate per il funzionamento delle infrastrutture essenziali a Gaza. Nella Striscia, informa il Cogat, sono operative 12 panetterie (6 nel nord di Gaza e 6 nella parte centrale di Gaza), che producono circa 3 milioni di pagnotte di pita al giorno”.