“Per tutti coloro che si professano cristiani – la grande maggioranza del vostro popolo – auspico vivamente che la fede non si riduca mai all’osservanza di riti e di precetti, ma che consista nell’amare Gesù Cristo e seguirlo, e che possa farsi cultura vissuta, ispirando le menti e le azioni e diventando un faro di luce che illumina la rotta”. Lo ha chiesto il Papa, nel suo primo discorso in Papua Nuova Guinea, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. “In questo modo, la fede potrà aiutare anche la società nel suo insieme a crescere e a individuare buone ed efficaci soluzioni alle sue grandi sfide”, ha garantito Francesco, secondo il quale “i valori dello spirito influenzano in notevole misura la costruzione della città terrena e di tutte le realtà temporali, infondono un’anima, ispirano e irrobustiscono ogni progetto”. Poi il Papa ha citato il motto della seconda tappa del suo viaggio in Asia e Oceania, “Pray” – “Pregare”: “Forse qualcuno, troppo osservante del politicamente corretto, potrà stupirsi di questa scelta; ma in realtà si sbaglia, perché un popolo che prega ha un futuro, attingendo forza e speranza dall’alto. E anche l’emblema dell’uccello del paradiso, nel logo del viaggio, è simbolo di libertà: di quella libertà che niente e nessuno può soffocare perché è interiore, ed è custodita da Dio che è amore e vuole che i suoi figli siano liberi”.