“Il martirio di una vita consegnata per amore come quella di San Teodoro è quella Parola buona che dice che, dentro la storia, c’è bisogno di ‘donare il sangue’ ma non il sangue degli altri, non il sangue sparso per soddisfare un desiderio di supremazia e di potenza, ma il sangue del Crocifisso che convertì il cuore del centurione romano sotto la Croce, il segno di una vita donata e offerta per amore. E Gesù ci dice che nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Così il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, che, nella chiesa di S. Domenico, ha presieduto la celebrazione eucaristica in occasione dell’accoglienza della reliquia ex corpore di San Teodoro Martire, protettore dei soldati, alla presenza dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine e delle autorità civili e militari. Soffermandosi sulla figura dei centurioni e sul loro ruolo nella tradizione cristiana, il presule lametino ha sottolineato come “la loro figura abbia sempre avuto un duplice richiamo: quello del ‘nemico’ e della conflittualità ma anche quello dell’integrazione”. Nel Vangelo di Marco – ha ricordato – è un centurione romano che, ai piedi della croce, vedendo spirare Gesù, “fa quella professione di fede che aveva già sconvolto il mondo giudaico e che poi avrebbe sconvolto il mondo greco e il mondo romano”. Quel centurione, da “nemico” quale era considerato, “consegna alle generazioni future il messaggio di una fede che è capace di elevare la persona umana. Perché questa è la fede cristiana: la possibilità di entrare nella storia, nei gangli vitali della società, con una Parola capace di donare vita e di costruire storia nuova”. E poi l’altra figura del centurione presente nei Vangeli, che va a supplicare Gesù per il suo servo che sta male, “emblema – ha proseguito mons. Parisi – di chi nella sua vita sconfigge la ritrosia, la resistenza e la chiusura, e si apre all’orizzonte universale del messaggio di Gesù aperto a tutti, la verità di una fede che guarisce l’uomo e soccorre l’umanità”. Nella tradizione cristiana, dunque, i centurioni ribaltano la loro funzione di uomini chiamati a combattere per affermare la loro grandezza e “si mettono – ha spiegato il presule – a servizio di un messaggio nuovo, il messaggio di Cristo: non il morire dell’altro per affermare la mia supremazia e la mia grandezza, ma la consegna della mia vita perché dal dono della propria vita possa nascere storia nuova”. “Di fronte agli attuali rigurgiti di un’idea di grandezza da affermare a tutti i costi, a discapito degli altri, dove ad essere sconfitta è tutta l’umanità – ha concluso – la vera battaglia da combattere è quella per una rivoluzione culturale che metta al centro l’amore. Solo l’amore costruisce perché l’offerta della vita per amore è capace di dare all’umanità possibilità per vivere, sperare e gioire. Offrendo umanità, calore, comprensione, la dignità dell’altro viene elevata e così si mette in pratica la forza del Vangelo. Solo così si costruisce un’umanità nuova segnata dall’amore crocifisso e risorto del Signore Gesù”. Al termine della celebrazione, la reliquia di S. Teodoro è stata traslata verso l’omonima chiesa dove la comunità parrocchiale guidata da don Tonino Fiozzo vivrà tre giornate di preghiera e riflessione in preparazione al Giubileo.