Nullità matrimoniale: Ascai, concluso a Pompei il 54° congresso. Don Rescigno (consigliere nazionale), “tribunali ecclesiastici ospedali da campo”

Si è concluso ieri, nella Sala “Marianna De Fusco” del santuario di Pompei, il 54° congresso nazionale dell’Ascai, l’Associazione canonistica italiana, guidata dal presidente mons. Ettore Signorile. Giuristi e studiosi di diritto canonico, provenienti da tutta Italia, hanno riflettuto, nei quattro giorni di lavori, iniziati lunedì 2 settembre, sul tema “Consenso matrimoniale e mancanza di fede: magistero e giurisprudenza”, trattato, sotto diversi aspetti, da docenti, avvocati rotali, vicari giudiziali e membri dei tribunali ecclesiastici. Presenti, tra i circa duecento partecipanti, tanti giuristi laici, tra i quali molte donne. La prolusione è stata tenuta da Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che lunedì scorso si è soffermata sul consenso matrimoniale nell’attuale società secolarizzata.
“È stata proficua – spiega il consigliere nazionale dell’Ascai, don Pietro Rescigno – la riflessione che ha visto come protagonisti teorici ed operatori del diritto confrontarsi con teologi per fornire, o almeno tentare, una risposta alla domanda: quali risvolti ha il mutamento sociale sull’istituto del matrimonio canonico? Le riflessioni, che hanno visto protagonisti teologi, operatori del diritto nei tribunali, docenti universitari, sono partite dalla costatazione della secolarizzazione e laicizzazione della società, accompagnata da una forte scristianizzazione. Ci si è chiesto come tale condizione di molti battezzati possa influire sulla celebrazione del matrimonio e sulla sua validità alla luce di quei motivi – vizi – che rendono nullo il consenso prestato”. “Le risposte – sottolinea don Rescigno – non sono state univoche, ma hanno mantenuto come minimo comune denominatore la necessità di non creare delle sovrastrutture giuridiche, bensì di entrare caso per caso nella vicenda delle parti che, attentamente scrutata, permette, anche attraverso la mancanza di fede, di comprendere il piano antropologico su cui si innestano le istanze spirituali. Ci si lascia con una serie di riflessioni che non potranno rimanere semplicemente teoriche ma dovranno, rievocate caso per caso, condurre a vivere l’esperienza dei Tribunali ecclesiastici alla stregua di quegli ‘ospedali da campo’, di cui parla Papa Francesco, nei quali chi si accosta al giudizio di nullità può trovare quel respiro che gli permetta di sentirsi compreso e sostenuto in questo momento delicato della propria vita”.
A concludere i lavori sono state le relazioni di Giacomo Bertolini, dell’Università degli studi di Padova, avvocato della Rota Romana, su “La natura dell’errore determinante nel canone 1099”; di Francesco Catozzella, della Pontificia Università Lateranense e avvocato della Rota Romana, su “L’errore di diritto circa la dignità sacramentale”; di don Miguel Angel Ortiz, della Pontificia Università della Santa Croce, su “L’errore di diritto e l’esclusione dell’indissolubilità: una questione ancora aperta”.
L’Ascai, che ha organizzato il congresso, è nata negli anni successivi al Concilio Vaticano II. Nel settembre del 1969, nel corso dei lavori di un congresso canonistico-pastorale promosso dalla Fondazione Monitor Ecclesiasticus, editrice di un’antica testata canonistica, fu costituita l’Associazione, il cui statuto fu approvato con decreto del card. Corrado Ursi, a quel tempo arcivescovo di Napoli.

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