Strage di Paderno Dugnano: Grappone (psicoterapeuta), “zero empatia e cervello in tilt di fronte alla sofferenza altrui, ma viviamo in una società violenta”

Foto Ansa/Sir

“Quello che emerge è soprattutto un’assoluta mancanza di empatia” e di “riconoscimento delle emozioni altrui”, per cui “anche di fronte alla sofferenza dell’altro è come se il cervello andasse in tilt”. Non ha dubbi la psicoterapeuta Noemi Grappone commentando “a caldo” in un’intervista al Sir, pur in attesa di maggiori elementi per un’analisi più approfondita, la strage familiare compiuta sabato sera da un adolescente nel Milanese. “Non ho un vero dialogo” con “nessuno, non mi sento compreso, mi sento solo anche in mezzo agli altri”, avrebbe spiegato Riccardo ai carabinieri. Una forma di disagio che non è stata intercettata? “È possibile – risponde Grappone -. Non conosciamo il contesto in cui è cresciuto, né la sua storia o la sua famiglia”; forse nella sua vita “è successo qualcosa che ha mandato in tilt il suo sistema di riconoscimento dell’altro”. Perché uccidere tutta la famiglia? “La mente umana cerca sempre dei colpevoli. Formarsi un’immagine di colpevole significa avere qualcuno contro cui combattere”, la risposta della psicoterapeuta. “Non conosciamo la storia della famiglia, se si siano verificati cambiamenti, traumi; in questo scenario però io punterei sull’empatia. Secondo me, la chiave di lettura, come ho già detto, rimane la mancanza di empatia. Quali siano le ragioni, le interpretazioni, le speculazioni psicologiche o meno che possiamo fare, arrivare ad una strage come questa significa avere una parte di sé – la parte morale e la parte empatica – del tutto inaccessibile”. Tuttavia, conclude Grappone, al di là di ogni supposizione, “rimane un gravissimo problema che interpella tutti noi. Il nostro contesto è segnato da dinamiche di violenza e sopraffazione. Che cosa facciamo, come società, per promuovere l’empatia?”.

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