Fino all’8 settembre si svolgono a Parigi le Paralimpiadi. Sono in gara circa 4.400 atleti. Testimonianza del fatto che anche chi è disabile, uomo o donna, può conquistare un posto ai massimi livelli nello sport. Così come nelle scienze (come non andare con il pensiero al cosmologo e fisico Stephen Hawking?) e in tanti altri campi.
È giusto dare spazio a queste persone, indicarle come esempi positivi, quali sono. L’attenzione nei confronti di chi vive la disabilità, però, deve restare alta non solo durante le Paralimpiadi, ogni quattro anni, ma ogni giorno. Soprattutto nei riguardi di quelle persone che purtroppo non sono fra coloro che eccellono nello sport o in altri settori, ma che vivono faticosamente la propria disabilità nella vita quotidiana.
Senza dimenticare chi si adopera davvero concretamente ogni giorno per donare loro una vita più dignitosa. Primi fra tutti i famigliari, che nei casi più problematici spendono tra i sacrifici la loro stessa vita per assisterli. Poi il personale sanitario. E i tanti esponenti delle associazioni di volontariato. Anche tutte queste persone, uomini o donne, giovani o anziani, meriterebbero di salire su un podio. Quello riservato a chi compie opere di bene.
(*) La Vita Casalese