Diocesi: L’Aquila, il saluto di mons. D’Angelo al card. Petrocchi che lascia la guida della diocesi dopo 11 anni

(Foto diocesi L'Aquila)

“Il suo intenso lavoro ha prodotto e produrrà ancora tanti frutti, tanto bene, per questo siamo qui a dirLe grazie. L’eredità che ci ha lasciato sia di stimolo per noi tutti, affinché si continui a costruire il bene, per una società migliore, così da poter vivere in piena sintonia e armonia, sperimentando la comunione fraterna illuminata dal Vangelo”. Con queste parole mons. Antonio D’Angelo, arcivescovo di L’Aquila, ha voluto salutare il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo emerito della diocesi, che lascia la guida pastorale della diocesi del capoluogo abruzzese dopo 11 anni. È stato proprio il cardinale ad aprire questa sera la Porta Santa della basilica di Collemaggio in occasione della 730ma Perdonanza Celestiniana. “Grazie per questi undici anni di ministero episcopale a servizio della Chiesa Aquilana e di tutta la Comunità, anche quella civile. Lei si è dedicato e donato con generosità, mettendo in campo tutte le sue risorse e tutte le sue forze: non si è risparmiato in nulla” ha detto mons. D’Angelo ricordando alcune delle tappe più significative che hanno contraddistinto il servizio del cardinale. “Innanzitutto, la Visita pastorale di Papa Francesco nel 2022, con l’apertura della Porta Santa per la prima volta da parte di un Pontefice. Poi la promozione, anche oltre il perimetro del nostro territorio, del valore spirituale della Perdonanza e della figura di San Celestino V. E, ancora, l’Ufficio di pastorale dell’Emergenza, che dimostra l’attenzione sua e della Chiesa alla sofferenza della persona umana causata dalle calamità che si sono susseguite negli ultimi anni in questa terra. Ancora – ha aggiunto l’arcivescovo – voglio sottolineare l’impegno e la Sua preoccupazione per la formazione tenendo personalmente tanti incontri per la crescita spirituale e culturale della Comunità”. Al cardinale è andato anche il personale ringraziamento di mons. D’Angelo: “ In questi anni vissuti insieme, innanzitutto è stato significativo condividere con Lei la fraternità ministeriale. Una comunione che, nel tempo, si è sempre più consolidata e continuerà a crescere nel futuro, perché una relazione vera, una volta impiantata, soprattutto se fondata in Cristo e sul suo Vangelo, non finisce mai. Abbiamo condiviso con spirito di collaborazione ogni cosa della vita diocesana. Questo – ha concluso – è stato molto importante per me, non solo per gli aspetti meramente organizzativi, ma soprattutto per il metodo: camminare insieme, in quella dimensione sinodale a cui siamo chiamati tutti”.

 

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