Mediterraneo: Opera La Pira e Consiglio giovani, “quali custodi della Terra, siamo chiamati ad esserne guardiani”. L’importanza degli sforzi individuali e collettivi

“A livello personale, le emozioni giocano un ruolo cruciale nel guidare il cambiamento di cui abbiamo bisogno. L’urgenza della crisi ecologica ha portato ad una diffusa eco-ansia, una sensazione che può paralizzarci dalla paura o, al contrario, spingerci all’azione. È possibile utilizzare questa ansia per ispirare un senso di responsabilità e motivare le persone ad agire. Questa trasformazione è particolarmente sentita dai giovani, che sempre più formano gruppi e movimenti ambientalisti, dando avvio a cambiamenti culturali nelle loro comunità”. È quanto si legge nel documento finale redatto e approvato da tutte le delegazioni presenti all’International camp presso il Villaggio La Vela di Castiglione della Pescaia dell’Opera per la gioventù Giorgio La Pira, a cui hanno partecipato duecento giovani, tra cui cristiani cattolici e ortodossi, musulmani ed ebrei, provenienti dai Paesi del Mediterraneo, dal Medio Oriente e dall’Est Europa. L’iniziativa, si legge in una nota, è stata promossa dall’Opera insieme al Consiglio dei giovani del Mediterraneo, progetto della Conferenza episcopale italiana, opera segno del Convegno dei vescovi di Firenze Mediterraneo frontiera di pace ed affidata alla Rete Mare Nostrum, costituita dalla Fondazione Giorgio La Pira, dalla Fondazione “Giovanni Paolo II”, dall’Opera per la Gioventù.
“La crisi ecologica ha instillato in molti un profondo senso di disperazione, che può tuttavia essere canalizzato in speranza e azione. L’enormità della sfida può sembrare schiacciante, ma affrontando le nostre ansie, possiamo trovare un rinnovato significato dell’agire. La sensazione di urgenza può trasformare l’eco-ansia in una forza positiva. La speranza è la chiave che trasforma l’ansia in responsabilità, spingendoci ad agire. Mentre l’ansia può portare a decisioni dannose, può anche essere un catalizzatore per cambiamenti significativi se compresa e gestita correttamente”. I giovani aggiungono: “Quali custodi della Terra, siamo chiamati ad esserne guardiani, riconoscendo che le nostre azioni, per quanto piccole, hanno su di essa un impatto duraturo. Questa responsabilità va oltre le singole azioni personali e include la promozione di attività tese ad una sensibilizzazione su queste tematiche per ottenere un cambiamento sistemico. Uno degli ostacoli più significativi al cambiamento è la mentalità guidata da logiche di mercato che domina le nostre società. I modelli di business odierni danno priorità al profitto a discapito delle persone e del pianeta, portando a pratiche insostenibili che danneggiano entrambi”. Tuttavia, “il cambiamento individuale non può essere mosso unicamente dalla ragione, ma anche dalla ‘conversione del cuore’. Oltre alla comprensione razionale, dobbiamo sentire nel cuore che agire non solo è necessario, ma è anche la cosa giusta da fare. Questo risveglio emotivo e spirituale è essenziale per sostenere la speranza e la fede nella possibilità di cambiamento. Gli sforzi individuali sono vitali, ma non siamo soli. Facciamo parte di comunità più ampie che possono coltivare la speranza e un senso di appartenenza. L’azione collettiva amplifica i nostri sforzi, rendendo possibile creare i cambiamenti culturali necessari per affrontare la crisi ecologica”.

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