Quasi 500 bambine e bambini separati e non accompagnati sono arrivati negli Stati del Nilo Blu e di Gedaref in sei settimane, mentre i pesanti combattimenti costringono sempre più persone a fuggire dopo 16 mesi di conflitto. Questo l’allarme lanciato oggi da Save the Children. Come viene ricordato in una nota, l’escalation di violenza nella capitale dello Stato di Sennar, Sinja, il 29 giugno, ha scatenato combattimenti che hanno provocato lo sfollamento di circa 725mila persone, oltre la metà delle quali si stima siano bambini, secondo i dati del Displacement Tracking Matrix dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom Dtm). “Le famiglie – viene sottolineando – stanno fuggendo negli Stati del Nilo Blu e di Gedaref, con un numero crescente di bambini che arrivano senza genitori, ha dichiarato Save the Children. Molte di queste famiglie sono sfollate per la seconda o terza volta, avendo cercato rifugio a Sinja, nello Stato di Sennar, dopo essere fuggite dagli Stati di Khartoum e Gazira durante il conflitto”. Il personale Save the Children che si occupa di protezione ha registrato – negli Stati del Nilo Blu e di Gedaref – almeno 451 bambini (tra il 29 giugno e il 14 agosto), costretti a intraprendere il pericoloso viaggio verso la salvezza senza i loro genitori, il numero più alto mai registrato in un periodo così breve dall’inizio del conflitto nell’aprile 2023. Almeno 60mila sfollati interni diretti verso lo Stato del Nilo Blu sono stati sistemati in più di 109 punti di raccolta e nelle scuole, causando un possibile ritardo nella riapertura dell’anno scolastico a settembre. Inoltre, le forti piogge e le inondazioni in corso stanno aggravando le sofferenze delle famiglie e dei bambini in fuga dai combattimenti, a causa di strade fangose e impraticabili che rendono difficile portare i rifornimenti essenziali, tra cui cibo e medicine, alle persone che ne hanno bisogno. Oltre 16 mesi di conflitto – denuncia Save the Children – hanno ucciso e ferito migliaia di bambini, costretto molti di loro al lavoro minorile, distrutto l’assistenza sanitaria e l’educazione, stravolto i sistemi alimentari e creato la peggiore crisi di sfollamento di bambini al mondo, con 6,7 milioni di minori costretti a lasciare le loro case.
“Il nostro personale negli Stati del Nilo Blu e di Gedaref accoglie ogni giorno almeno nove bambini senza genitori nei campi per sfollati. Durante la mia visita al campo di Gedaref, il mese scorso, ho visto arrivare nei nostri centri di accoglienza minori che avevano affrontato viaggi terribili completamente esausti e molti con segni di malnutrizione”, ha dichiarato Mary Lupul, direttore umanitario di Save the Children in Sudan. “Questi bambini hanno visto le loro case, gli ospedali, i parchi giochi e le scuole bombardati, saccheggiati e occupati, e sono stati separati dai loro genitori o dai tutori. Hanno perso i loro cari e hanno subito violenze indicibili”, ha aggiunto, sottolineando che “quello che ho potuto constatare è che i bambini, anche nelle circostanze più terribili, vogliono essere bambini e l’opportunità di giocare e stare con altri coetanei è fondamentale. Eppure, questa crisi non riceve l’attenzione che merita. Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e progressi significativi verso un accordo di pace duraturo, e che la comunità internazionale si faccia avanti e metta a disposizione i fondi e le risorse necessarie per proteggere le vite dei bambini”.
Secondo Save the Children, la risposta umanitaria per il Sudan è significativamente sotto finanziata, con i donatori che contribuiscono solo per il 37,4% a un piano di risposta delle Nazioni Unite di 2,7 miliardi di dollari. Ad inizio di agosto, l’Ong aveva sottolineato che il numero di bambini sudanesi in cerca di cure per la malnutrizione acuta grave (Sam) è salito a livelli senza precedenti. I dati dell’agenzia umanitaria mostrano una rapida impennata della malnutrizione nello stato centro-meridionale del Sud Kordofan, dove il numero di bambini al di sotto dei cinque anni ricoverati con Sam nel solo mese di giugno è stato pari al 99% della quantità di casi previsto dal programma per l’anno.