Atti vandalici a San Severo: mons. Mengoli (vescovo), “non siamo nel Far West, sono vicino a chi è leso nei suoi diritti”

“Davanti ai tanti episodi di cronaca che oscurano il volto della città di San Severo, la Chiesa non può restare a guardare o girarsi dall’altra parte facendo finta di nulla. Le ingiustizie e gli atti di violenza quando ci stanno, si ripetono con frequenza e creano un clima di terrore, devono provocare indignazione, affinché la parte malata della società non continui a far ammalare quella sana, che pure c’è”. Lo scrive in una nota il vescovo di San Severo, mons. Giuseppe Mengoli, dopo diversi fatti di cronaca che si sono verificati in città. “San Severo è teatro, ormai, di illegalità, di aggressione violenta, tanto da far credere che lo stato di diritto sia stato soppiantato da un regime di terrore. La diffusa rassegnazione e la comune paura, poi, contaminano nella nostra città la convivenza sociale, paralizzano ogni desiderio di miglioramento, lasciano uno stato d’inguaribile delusione. Seguendo questa via non ci sarà più futuro, non ci sarà sviluppo, non ci sarà più vita. E a perdere saremo tutti”.
Nel suo comunicato il vescovo continua: “Non siamo nel Far West dove può prevale indisturbata la legge del più forte! I sistemi malavitosi, le rivendicazioni di parte, gli interessi corrotti destabilizzano le autentiche forze propositive presenti in molti e la volontà di riscatto che, per grazia di Dio, non si lascia morire. Affermo con forza, tuttavia, che anche in questa nostra Terra il bene è più forte del male e che la Chiesa ha la grave responsabilità di ribadirlo ogni giorno senza timore, perché il bene viene da Dio e di questo bene i cristiani sono chiamati a essere i promotori. I cristiani veri, però, non quelli di facciata, né quelli abitudinari e chiusi in contesti protetti che non toccano il vissuto della gente”.
Infine, le conclusioni del Pastore della diocesi: “Come vescovo sono accanto a chi è leso nei suoi diritti fondamentali, sono accanto a chi è aggredito da azioni violente, irrazionali e scellerate, sono accanto a chi è sfruttato da manovalanze schiavizzanti, sono vicino a chi non ce la fa più e vorrebbe scappare da qui, sono accanto a chi in poche ore vede andare in fumo il suo lavoro. Sono vicino alle tante persone ferite che ho conosciuto nei mesi scorsi e a quelli che attendo ancora di conoscere. Il silenzio omertoso non è lo stile del cristiano, non può essere l’atteggiamento della Chiesa, la quale, poi, insieme alle altre istituzioni, ha il delicato compito dell’educazione dei più piccoli, spettatori spesso involontari di scenari raccapriccianti e, nello stesso tempo, seducenti. La nostra forza scaturisce dalla nostra certezza che la violenza non potrà mai essere l’ultima parola! Mai!”.

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