Sull’esempio di Chiara di Assisi

La santa ci esorta oggi con il suo stile fondato su Cristo povero e crocifisso a custodire il bene comune, superando la difesa di parte e gli interessi di pochi, per offrire la cura a tutti coloro che hanno bisogno. Ci ricorda di continuare il cammino dentro gli orizzonti di Dio e di guardare e vedere la vita “con occhi nuovi” che l’hanno resa capace di vedere l’invisibile-divino nel quotidiano

(Foto Calvarese/SIR)

Quale messaggio offre oggi Chiara di Assisi con la sua testimonianza di vita evangelica? È l’incontro con Cristo povero e crocifisso, sull’esempio di Francesco, che le permette di rispondere con determinazione alla chiamata a vivere il Vangelo: “Per Chiara l’incontro con il ‘suo’ Signore è stata la ragion d’essere di tutta la sua esistenza di donna, vissuta nel segno dell’appartenenza totale a Lui” (Massimo Fusarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori).

Chiara ci invita a trovare un senso da dare alla nostra vita in questo tempo in cui sembra quasi scomparso dall’orizzonte umano: spesso cerchiamo solo il nostro benessere! Storditi da tanti rumori non curiamo più la preghiera, il silenzio profondo, per cogliere la presenza di Dio in noi, per curare le relazioni e godere della bellezza del creato. Per la ricerca del tornaconto individuale siamo spesso ripiegati su noi stessi a coltivare il nostro orticello con i social e non riusciamo ad ascoltare e a promuovere il vero bene tra le persone.

Se volgiamo lo sguardo ad alcune pagine di Chiara cogliamo la fatica e l’intensità con cui narra l’esperienza personale di fede segnata dai momenti contemplativi di immersione nell’interiorità. E proprio là è percepibile la presenza misteriosa del divino e l’approdo ad un’identità più limpida e autentica, che dà slancio e forza per nuove ripartenze e per relazioni cordiali di vicinanza, di cura, di accoglienza dell’altro.
Anche nelle nostre storie di credenti spesso manca la cura del senso della vita: seguiamo la religione, ma non viviamo di fede. Molte volte confondiamo la conoscenza intellettuale della stessa Parola di Dio con il cammino evangelico. La fede prende forma non solo nella Liturgia e anche quando l’esperienza dello stare con il Signore si riflette ed è resa visibile nelle relazioni con tutti i viventi. Come si traduce la nostra fede nel quotidiano?

Chi vive in continua relazione con il Signore ed è consapevole di essere sempre alla sua presenza, sceglie di testimoniare concretamente l’agire di Cristo che ha donato la vita per amore. Chiara chiede ad Agnese di guardare Colui che è posto sul legno della croce e la invita a dire insieme ad una sola voce a Gesù: “Non mi abbandonerà mai il ricordo di te” (4LAg 26: FF 2904).

Crediamo che ciascuno vive sempre sotto lo sguardo di Dio anche quando siamo distratti da altro? Chiara di Assisi, come Francesco, dona la sua eredità ai poveri e, senza possedere nulla, va dietro a Cristo povero e crocifisso e si abbandona a Lui: “Stringe un patto con la santa povertà e ne ebbe tanto amore da non voler nient’altro che il Signore Gesù, e non permetteva che le sue figlie possedessero alcunché” (LegsC 9: FF 3183).

Seguire le orme di Cristo è liberarsi nel cammino di tutto ciò che non ci permette di incarnare il Vangelo. Il continuo discernimento ci aiuta a verificare se ogni parola pronunciata, ogni sentimento espresso, ogni azione svolta vengono dal Signore oppure dal proprio io. Chi sceglie di vivere il Vangelo assume lo stile del Signore Risorto, annunciando con la vita la presenza di Dio. Chiara vive nel quotidiano secondo l’obbedienza della fede e, in ascolto di Colui che l’attira (Cfr. 4LAg 30: FF 2906), impara ad incontrare ogni altro con rispetto e nella logica del dono.

Per Chiara, come per Francesco, la scelta di seguire Cristo in obbedienza, senza nulla di proprio, in castità e in santa unità, è la modalità per visualizzare il Vangelo attraverso una forma di vita concreta. Riconoscendo il dono dell’esistenza, custodisce le relazioni e, libera di ogni legame, va incontro all’altro. Chiede alle sorelle di stabilire relazioni umane ed evangeliche e di condividere in fraternità emozioni ed esperienze: “Con sicurezza manifesti l’una all’altra la propria necessità” (RsC VIII, 15: FF 2798).

Chiara non è indifferente alla storia e alla società del suo tempo, infatti è attenta anche alle sorti di Assisi, in occasione dell’invasione dei saraceni. Prega con fede con le sorelle, certa che gli invasori sarebbero andati via senza fare del male e, molto probabilmente secondo alcune ipotesi (Felice Accrocca), contattò Elia ormai destituito a suo tempo dal servizio di ministro generale, vicino a Federico II, per bloccare l’invasione di Assisi.

Chiara ci esorta oggi con il suo stile fondato su Cristo povero e crocifisso a custodire il bene comune, superando la difesa di parte e gli interessi di pochi, per offrire la cura a tutti coloro che hanno bisogno. Ci ricorda di continuare il cammino dentro gli orizzonti di Dio e di guardare e vedere la vita “con occhi nuovi” che l’hanno resa capace di vedere l’invisibile-divino nel quotidiano. Così siamo capaci di privilegiare il silenzio, l’interiorità, lo sguardo umile aperto al mondo come aveva imparato da Francesco che parla ancora al nostro tempo. Oggi la sua vita ci porta ad impegnarci perché “tutti possano incontrarsi con un Gesù Cristo fatto carne, fatto umano, fatto storia” (Papa Francesco).

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