“A milioni di persone in Etiopia continua a essere negata giustizia, nonostante le loro vite siano state distrutte dal conflitto. Sin dall’inizio dello scoppio dell’ultimo conflitto nella regione di Amhara, un anno fa, le violazioni dei diritti umani sono proseguite senza sosta e senza alcun passo in avanti verso l’accertamento delle responsabilità. Le denunce delle atrocità commesse nella regione del Tigrè, emerse per la prima volta tre anni e mezzo fa, così come le violazioni in corso nel prolungato conflitto armato in Oromia rimangono in gran parte senza una risposta”. È la denuncia di Tigere Chagutah, direttore di Amnesty international per l’Africa orientale e meridionale, a proposito del fallimento degli organismi per i diritti umani africani e globali nel prendere provvedimenti significativi riguardo al conflitto armato scoppiato nella regione di Amhara in Etiopia un anno fa. “Nonostante abbiano dichiarato di voler garantire giustizia, principalmente attraverso i cosiddetti meccanismi di giustizia transitoria – afferma -, le autorità dell’Etiopia non sono riuscite a fermare queste violazioni. Il recente discorso del primo ministro Abiy Ahmed in parlamento, in cui ha affermato che il suo esercito non commette massacri, dimostra come il governo continui a negare i crimini passati e presenti”. “Gli organismi per i diritti umani africani e globali – prosegue – sono stati istituiti per prevenire e rispondere alle gravi violazioni dei diritti umani e ai crimini di diritto internazionale, garantire che i responsabili siano chiamati a risponderne ed ergersi contro chi si oppone alla giustizia ed evade le responsabilità. In Etiopia stiamo assistendo a un totale fallimento nel mantenere questi impegni: un pericoloso precedente globale per chi intende rimanere impunito per i crimini commessi”. “È arrivato il momento che gli organismi per i diritti umani africani e globali riportino l’Etiopia in cima alle loro priorità – auspica Chagutah -, assumendo impegni pubblici o in privato per quanto riguarda la situazione nella regione di Amhara. Gli Stati membri delle Nazioni Unite devono agire per ripristinare le attività di monitoraggio del Consiglio dei diritti umani sulla situazione in Etiopia. Inoltre, i meccanismi speciali pertinenti delle Nazioni Unite e della Commissione africana per i diritti umani e dei popoli devono prendere misure urgenti per indagare sui sospetti crimini perpetrati nella regione di Amhara”.
Il 4 agosto 2023 il governo etiope ha dichiarato uno stato di emergenza nazionale di sei mesi in seguito all’aumento della violenza nella regione di Amhara tra le Forze di difesa nazionale etiopi (Ethiopian national defense forces – Endf) e la milizia Fano. La milizia Fano e le Forze speciali Amhara hanno combattuto al fianco dell’Endf contro le forze del Tigrè dal novembre 2020 fino alla firma di un accordo di cessazione delle ostilità il 2 novembre 2022. Il 4 luglio 2024 il primo ministro Abiy si è rivolto alla Camera federale dei rappresentanti, negando le atrocità di massa passate e in corso, commesse dalle forze governative e alleate.