Ecumenismo: Sae, durante la settimana sono stati celebrati il vespro ortodosso, il culto della Santa Cena, la messa cattolica

(Foto Laura Caffagnini per il Sae)

I monaci di Camaldoli hanno sempre condiviso come comunità le celebrazioni della sera durante la sessione estiva di formazione ecumenica del Sae, che si è svolta fino a sabato al Monastero, come ricorda una nota diffusa oggi. Si è pregato anche nelle modalità delle singole confessioni. Nella chiesa è stato celebrato il vespro ortodosso, presieduto da Athenagoras Fasiolo, vescovo di Terme, membro dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia, che ha tradotto dalla lingua greca bizantina in italiano “Il grande Vespero della Santa e grande Chiesa di Cristo per la salvaguardia del Creato”. Nell’omelia ha ricordato l’origine della Festa della Creazione del 1° settembre, istituita dal patriarca ecumenico Dimitrios dopo la visita nel 1987 in Russia dove vide l’abbassamento del lago di Aral a causa del cambiamento climatico. L’attenzione del Consiglio ecumenico delle Chiese su pace, giustizia e salvaguardia del creato era già viva, poi le altre Chiese ortodosse aderirono progressivamente all’iniziativa del Patriarcato ecumenico, e si unirono anche diverse Chiese protestanti e diverse Conferenze episcopali cattoliche, e poi l’intera Chiesa cattolica.
Nel culto di Santa Cena, presieduto dalla pastora valdese Gesine Traversari, in servizio a Venezia, il sermone ha stabilito un parallelismo tra albero ed essere umano anche prendendo spunto dal profeta Geremia (Ger 17,5-8), dal Salmo 1 e dal libro del Deuteronomio (Dt 20,19). Viviamo questo momento con gioia, preoccupazione e senso di colpa, ha detto la pastora. Tutti siamo parte della creazione, gli alberi hanno diritto di vivere. Per loro stessi, non perché sono utili. Piantare alberi è uno dei compiti che troviamo nella Bibbia. In guerra la legge deuteronomica proibisce la distruzione degli alberi. Siamo anche noi una specie di foresta piantata nel battesimo.
Don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, ha presieduto la messa cattolica. “Le Chiese cristiane sono chiamate a ritornare ad ascoltare insieme la Parola, così come siamo chiamati ad ascoltare insieme la Torà con la Comunità giudeo-cristiana – ha detto nell’omelia -. La Parola è una lama a doppio taglio, ci tocca il cuore. Se ci lasciamo ferire qualcosa accade. Il discernimento è farsi bruciare dalla Parola che arde. La fiamma è il bruciare dell’amore di Dio. Ci vuole il coraggio di rispondere; noi non ce l’abbiamo, ma sappiamo che ce lo dà lo Spirito che brucia nella nostra vita e ci fa suoi discepoli”.
La serie delle meditazioni mattutine è stata inaugurata da una voce ebraica, quella di Sandro Ventura, della Comunità Shir Hadash di Firenze, affiliata alla Federazione italiana per l’ebraismo progressivo (Fiep). La sua meditazione si è ispirata al Cantico dei Cantici includendo spiegazioni sulla storia e la struttura del testo, che è stato inserito dopo molte perplessità nel canone ebraico, e l’interpretazione di alcuni passi. Ventura ha anche celebrato l’accoglienza dello Shabbat, un rito della tradizione ebraica che è costituito dall’accensione di due candele per mano femminile, da canti e dal kiddush, la benedizione sul pane e sul vino. L’assemblea ha assistito a questo momento importante nella vita ebraica che inaugura il giorno del riposo, in memoria del riposo del Creatore al termine della sua opera.
Nelle meditazioni della settimana si sono alternati il presbitero ortodosso Gheorghe Verzea, la pastora battista Cristina Arcidiacono e il teologo cattolico Brunetto Salvarani. Una meditazione è stata svolta a gruppi; tra i coordinatori c’erano diversi giovani.

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