Ecumenismo: Sae, nelle celebrazioni invocazioni per riscatto poveri, trasformazione del mondo, fine di economia di morte, compimento della giustizia sociale

(Foto Laura Caffagnini per il Sae)

Un filo rosso che ha percorso la estiva di formazione ecumenica del Sae a Camaldoli sono stati i momenti contemplativi declinati in preghiere, celebrazioni ecumeniche, liturgie confessionali e meditazioni. A preparare e svolgere i primi due moduli e a concorrere al terzo è stato il gruppo interconfessionale “animazione preghiera e liturgia” al cui interno c’erano veterani, di confessione cattolica – Alessandro Martinelli, Margherita Bertinat ed Elda Possamai –, e due nuove presenze: la pastora Dianet Martinez Valdés e il pastore Giuseppe De Simone, membri dell’Unione delle Chiese evangeliche battiste in Italia e sposi.
La struttura liturgica delle preghiere e delle celebrazioni ecumeniche, svolte nel piazzale antistante la chiesa del monastero, era cadenzata sui sette giorni della Creazione, abbinati ai diversi colori del simbolo dell’Alleanza di Dio con Noè e l’umanità intera. Nell’ultima celebrazione ecumenica, introdotta e conclusa dalla danza ebraica Hineh ma tov (Com’è bello, Salmo 133), che ha condotto l’assemblea all’accoglienza dello Shabbat, Dianet Martinez Valdés ha riflettuto su tre elementi del simbolo dell’arcobaleno: “Non si possono vedere tutti i colori dell’arcobaleno che è uno spettro continuo, in cui un colore si trasforma in un altro; l’arcobaleno può apparire anche di notte e si chiama arco lunare; è impossibile vederne la fine perché la variazione dipende dalla distanza e dall’angolo in cui si trova”. Le tre caratteristiche dell’arcobaleno, ha proseguito, “ci aiutano a comprendere questo segno dell’alleanza di Dio con il creato”. “Dio sceglie un simbolo con più colori che tiene conto della pluralità della creazione e delle sfumature che si originano: così come non riusciamo a vedere tutte le gradazioni di colore, noi non riusciamo a vedere le creature più piccole. Ci sono anche infinite storie che non possiamo conoscere, però sappiamo che sono parte della meravigliosa creazione di Dio che dobbiamo abitare e celebrare – ha affermato -. La luce di Dio può raggiungere anche l’oscurità della nostra vita come l’arco notturno solca il cielo, e riempirla di speranza attraverso la sua promessa d’amore. Infine, così come non possiamo vedere la fine dell’arcobaleno, non ci è possibile vedere il futuro, ma possiamo costruire ogni giorno il Regno di Dio con responsabilità, vivendo con fede e con fiducia in Dio che guida ogni passo successivo del cammino e che si muove con noi nella speranza”. Poi sette giovani hanno srotolato i sette teli colorati utilizzati ognuno giorno per giorno e li hanno uniti a formare l’arcobaleno, esprimendo sette invocazioni: “Possa Dio illuminare le nostre vite con la sua luce. Possa Dio placare la nostra sete con la sua acqua. Possa Dio far germogliare speranze nuove nelle sue creature. Possa Dio orientare i nostri cammini verso un mondo ecosostenibile. Possa Dio farci celebrare la nostra unità nel suo amore. Possa Dio aiutarci a essere una comunità giusta di uomini e di donne. Possa Dio guidarci nella cura e nella protezione di ogni sua creatura”.
In ogni momento celebrativo, animato dal libero piccolo coro della sessione che ha sostenuto il canto dell’assemblea, sono stati invocati la liberazione dall’oppressione, il compimento della giustizia sociale e di genere, la trasformazione del mondo, la fine dell’economia di morte e di guerra, il riscatto dei poveri.

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