Dopo gli Accordi di Parigi del dicembre 2015, il mondo ha cominciato a considerare seriamente i temi ambientali: “Ci sono state tante iniziative nel mondo, poi sono arrivate la pandemia, l’aggressione russa, l’inflazione, la crisi energetica, e venti contrari stanno respingendo il mondo indietro. La fame è aumentata, le disuguaglianze crescono a causa delle nostre scelte. E noi? Vogliamo ancora credere che quello è il futuro che vogliamo?”, è la domanda posta da Enrico Giovannini, co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), intervenuto con la relazione “Sostenibilità tra economia ed ecologia” alla sessione di formazione ecumenica del Sae, in corso al Monastero di Camaldoli.
La sfida che abbiamo davanti, ha continuato, “è la connessione tra il mondo che vogliamo realizzare e quello a cui noi siamo chiamati, e questo luogo magico di Camaldoli ci aiuta non solo a scoprire dove sbagliamo, ma anche a capire come cambiare insieme. Questi giorni sono una risposta forte al fatto che Gesù Cristo ci ha detto: ‘Vi riconosceranno dall’unità’; l’unità sui grandi sistemi su cui lavorare e sul mondo che vogliamo realizzare. La domanda è come si fa a contribuire a realizzare il futuro possibile, quella terra permessa e non solo la terra promessa che è nelle mani del Signore”.
Giovannini ha lasciato tre suggerimenti per le realtà che si vogliono impegnare nel tentare il cambiamento prospettato: la rendicontazione, che i Paesi firmatari dell’Agenda 2030 hanno dovuto adottare, uno strumento che si è rivelato una scoperta di senso e un contributo allo sforzo comune; la connessione con i soggetti laicali che condividono le stesse lotte e l’attenzione ai giovani impegnati per la giustizia climatica ai quali le Chiese possono offrire riferimenti ai loro valori.
Infine Giovannini ha ricordato due passi importanti nella ricerca di quel futuro prefigurato dall’Agenda 2030: l’introduzione nella Costituzione italiana dei temi della Laudato si’ attraverso l’articolo 9 sulla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, e il cambiamento dell’articolo 41 – l’attività economica è libera ma non può svolgersi contro la natura e l’ambiente – che ha portato nella Carta costituzionale la dottrina sociale sulla destinazione universale dei beni.