“È importare ricordare, oggi dopo 107 anni”, l’intervento con il quale Papa Benedetto XV definì “Inutile strage” la guerra mondiale in corso nel 1917, “senza usare mezze misure nella condanna”. Lo sottolinea don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi Italia, in una riflessione pubblicata sul sito della rivista “Mosaico di pace”. “Certo, ricordare non basta. Ma aiuta a riflettere sulle guerre che viviamo oggi, di fronte alle quali è sempre più facile ascoltare parole non di condanna.. anzi!”, commenta il sacerdote. “Ma – prosegue – non c’è solo Benedetto XV da ricordare. Anche Benedetto XVI, nella notte di Natale 2011, commentando il brano di Isaia cap. 9, affermava: ‘In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo’”. “Se poi ci mettiamo anche Giovanni XXIII con la Pacem in Terris ‘alienum est a ratione’, e Giovanni Paolo II ‘mai più la guerra avventura senza ritorno’ abbiamo una serie di condanne nette della guerra!”, continua don Sacco. “Senza citare Papa Francesco. Sì, perché per molti, anche nel mondo ecclesiale, Papa Francesco ha un po’ il pallino della guerra, delle armi, della pace. È un po’ fissato. E anche l’Angelus di domenica scorsa – ‘si continua a costruire e vendere armi e a bruciare risorse alimentando guerre grandi e piccole’ – non ha avuto grande risonanza”. “Insomma, per qualcuno Papa Francesco è un po’ fissato”, osserva il sacerdote: “Ma lo dovrebbero dire, per onestà, anche degli altri Papi”. “In ogni caso – conclude – per ripudiare la guerra, non è necessario fare riferimento al papa (anche se, per chi si dice cattolico, dovrebbe avere un certo valore…). Abbiamo la Costituzione Italiana e anche lo Statuto delle Nazioni Unite, 26 giugno 1945”.