Mentre proseguono in Venezuela le manifestazioni di piazza, dopo le elezioni, le accuse di brogli e la frettolosa proclamazione della vittoria di Nicolás Maduro, con un bilancio provvisorio di 12 vittime, lo stesso presidente ha chiesto ieri con un atto ufficiale alla Camera elettorale della Corte Suprema di Giustizia di precisare “tutto ciò che deve essere chiarito” sulle elezioni di domenica. Un gesto che non cambia la sostanza delle cose, dato che ciascun potere dello Stato è saldamente controllato da Maduro e dal suo partito.
Nel frattempo, continuano le prese di posizione internazionali che non riconoscono il risultato elettorale. Il Dipartimento per la cooperazione e l’osservazione elettorale (Deco) del Segretariato per il rafforzamento della democrazia (Sfd) dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ritiene, in un dettagliato rapporto interno, ma ugualmente circolato, che, “nelle attuali circostanze, i risultati annunciati dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) che proclamano Nicolás Maduro vincitore delle elezioni presidenziali di domenica 28 luglio nella Repubblica bolivariana del Venezuela non possano essere riconosciuti”. Infatti, “gli eventi della notte elettorale confermano una strategia coordinata, che si è sviluppata negli ultimi mesi, per minare l’integrità del processo elettorale. La somma di diversi elementi rende impossibile il riconoscimento democratico dei dati ufficiali”.
Il segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, ha chiesto ieri alla Corte penale internazionale (Cpi) di incriminare il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, e di emettere un mandato di arresto contro di lui. “Maduro ha promesso un bagno di sangue, ci siamo indignati nel sentirlo e siamo ancora più indignati ora che lo sta facendo. C’è premeditazione, brutale ferocia, vantaggio superiore. È ora che la Corte penale internazionale emetta mandati d’accusa e di arresto contro i maggiori responsabili, compreso Maduro. È tempo di giustizia”, ha dichiarato Almagro sul suo account del social network X.
Importante anche il pronunciamento del Centro Carter, l’organizzazione statunitense ammessa come osservatrice del Governo, in virtù dei buoni rapporti maturati negli ultimi anni, quando il Centro Carter è stato protagonista nel propiziare il dialogo tra Maduro e gli Stati Uniti. “Le elezioni presidenziali del Venezuela del 2024 non hanno rispettato i parametri e gli standard internazionali di integrità elettorale e non possono essere considerate democratiche – si legge nella nota diffusa dall’organizzazione -. Il Centro Carter non può verificare o corroborare l’autenticità dei risultati delle elezioni presidenziali dichiarati dal Consiglio nazionale elettorale venezuelano. Il mancato annuncio da parte dell’autorità elettorale dei risultati suddivisi per seggio elettorale costituisce una grave violazione dei principi elettorali”.