Le Olimpiadi di Parigi, come accade in ogni grande manifestazione sportiva, sono anche un grande palcoscenico per le emozioni.
Ragazze e ragazzi che si sono preparati duramente per anni all’appuntamento con i Giochi, spesso affrontando duri sacrifici e difficoltà, al termine delle gare non nascondono i propri sentimenti per il risultato ottenuto, in positivo o in negativo.
Lacrime, sorrisi, gioia incontenibile, delusione, qualche volta anche rabbia riflessi sui volti delle atlete e degli atleti entrano nelle case di tutti i Paesi del mondo attraverso la tv e i social.
Nello sport, come nella vita di tutti i giorni, non si è degli automi, ma persone con il proprio modo di sentire, i propri talenti, le proprie fragilità. E non è semplice gestire e manifestare le emozioni nella vita quotidiana.
Dalle atlete e dagli atleti viene però un esempio. Sia per ragazze e ragazzi coetanei degli atleti olimpici, sia per le persone adulte. Forse è perché nello sport c’è il fair play a orientare chi lo pratica, ma le emozioni non sfociano in gesti inconsulti o di violenza nei confronti degli avversari (come purtroppo avviene nel quotidiano).
Anche questa è una lezione dei Giochi.
(*) direttore de “La Vita Casalese”