“Una terra da abitare e custodire”: nel primo panel della sessione di formazione ecumenica del Sae iniziata ieri, lunedì 29 luglio, al Monastero di Camaldoli, due interventi hanno esaminato il tema della 60ª edizione dal punto di vista biblico e teologico.
Athenagoras Fasiolo, vescovo di Terme, vicario per il nord Italia della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia del Patriarcato ecumenico, ha contestualizzato il tema della creazione nell’antichità greca e romana, nelle Scritture ebraiche e nella Chiesa nascente con particolare riferimento ai Padri della Chiesa. Il suo intervento si è concluso con esemplificazioni sul rapporto di monaci e asceti con gli animali e le piante, e con le preghiere della Chiesa per l’ambiente.
Mentre il mondo antico sviluppa una religiosità legata all’ambiente naturale, a volte divinizzandolo, e ha un rapporto di utilità con esso, ha spiegato Fasiolo, il mondo biblico presenta la consapevolezza di una relazione tra il creato e il suo Creatore. Nella Genesi viene espressa una teofania creativa lontana dal panteismo. L’essere umano, ultimo soggetto a essere creato, è a immagine di Dio e indissolubilmente legato alla terra. “L’azione umana del nominare gli animali evoca quella divina della creazione e instaura il legame di responsabilità: Dio è responsabile per la creazione che ha chiamato all’esistenza, così l’essere umano diviene responsabile degli esseri viventi a cui ha dato un nome”, ha evidenziato. I Santi Padri, ha proseguito Fasiolo, “hanno sviluppato l’insegnamento sull’ambiente, interpretando l’insegnamento dell’Antico e del Nuovo Testamento e ponendo Cristo al centro della creazione. La prospettiva escatologica della creazione viene costantemente sottolineata e, nello stesso tempo, ricorda che, in questo cammino verso le cose ultime, la creazione cammina insieme all’uomo”. L’insieme degli insegnamenti dei Padri apostolici, della Cappadocia e dell’epoca bizantina considera il rapporto dell’essere umano con la creazione guardando all’eschaton, come afferma Paolo nella lettera ai Romani (Rom 8,19-23). Mentre ciò che è materiale è soggetto al tempo e ha una fine, questa fine per i Padri della Chiesa è la fine della sua decadenza. “La verità e la prospettiva della Resurrezione dell’uomo e dell’intera creazione è forse il messaggio ecologico più grande e forte che la Chiesa può offrire al mondo”, ha sottolineato il vescovo di Terme.
Della liturgia ortodossa ha spiegato il legame tra la contemplazione di Dio, la bellezza dell’azione divina e la benedizione di Dio. L’acqua è un elemento molto importante nelle Scritture e nell’azione liturgica; anche negli aspetti del culto che fanno vivere la cosiddetta “liturgia dopo la liturgia” entrano a far parte, nei vari tempi liturgici, elementi naturali: i frutti della terra e del lavoro umano nel rendimento di grazie per quanto ricevuto: il pane, il vino, l’olio, i latticini, i rami di palma, la frutta.
Concludendo con le parole del teologo Zizioulas, Athenagoras ha affermato che la creazione necessita di una promozione dell’ethos eucaristico, “che sottolinea il nostro ruolo e la nostra missione come sacerdoti della creazione che l’hanno ricevuta in dono da Dio e che a loro volta sono chiamati a restituirla al donatore come qualcosa di sacro” e dell’ethos ascetico, necessario “per contrastare lo spirito di avidità e di consumismo che è la vera causa della nostra crisi ecologica”.