Salvataggi dei boat people vietnamiti: Caritas, 45 anni fa “il primo corridoio umanitario, occasione per riflettere e rivedere leggi su diritto d’asilo”

Ricorrono in questi giorni i 45 anni dei primi salvataggi in mare dei cosiddetti boat people vietnamiti ad opera della Marina italiana in collaborazione con Caritas italiana e altre organizzazioni. Una delle tragiche conseguenze della guerra in Vietnam e del suo epilogo fu l’esodo di milioni di persone dal Paese. “Molti fuggirono a bordo di imbarcazioni malmesse, ricordando quanto accade ancora oggi, nonché la necessità di salvare sempre le persone mentre si affrontano le cause delle migrazioni forzate”, afferma una nota di Caritas italiana: “Un evento di 45 anni fa che appare estremamente attuale. Un esempio di creazione di un ‘corridoio umanitario’ ante litteram. Un’esperienza di advocacy e di dialogo franco con le istituzioni. L’occasione per riflettere e rivedere le leggi che regolano il diritto di asilo, nel rispetto del dettato costituzionale”.

(foto: Caritas italiana)

A partire dal 1978 migliaia di vietnamiti tentarono la fuga via mare su mezzi di fortuna con l’obiettivo di raggiungere le coste di altri Paesi dei Sudest asiatico. Questo esodo di massa, in condizioni di estremo pericolo, suscitò una reazione di solidarietà internazionale di vaste proporzioni. Importante, sul versante italiano, fu l’intervento della Chiesa italiana. Il 21 marzo 1979 la presidenza di Caritas italiana offrì al governo di assumere completamente la spesa per l’accoglienza di 200 profughi e di 200 bambini orfani, impegnandosi a provvedere alla loro sistemazione. Del 28 aprile la lettera aperta al presidente Giulio Andreotti e al ministro Arnaldo Forlani firmata da tutti i membri del Consiglio nazionale di Caritas italiana: “Le gravissime notizie che abbiamo ricevuto direttamente in questi ultimi giorni, confermate anche dai telegiornali, ci inducono a chiedere pubblicamente una risposta alla nostra lettera e a farci voce delle molte migliaia di cittadini italiani che da tutte le regioni d’Italia sollecitano il nostro intervento e che non comprendono per quali motivi lo Stato italiano continua a dimostrarsi insensibile a questa tragedia, nonostante la loro disponibilità a collaborare con impegno e sacrificio personale”. Il governo non tardò a rispondere dichiarando la disponibilità ad accogliere i profughi a “condizione che sia accertata e garantita precedentemente la possibilità di una sistemazione immediata”. A questo punto venivano interessate le diocesi e le Caritas diocesane. A luglio partivano le navi della Marina militare per il salvataggio dei boat people direttamente in mare. Più info: www.caritas.it/boat-people-1979-quel-primo-corridoio-umanitario.

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