“Se le Olimpiadi possono essere un momento di pace, altrettanto possono essere un’occasione per ristabilire il dialogo nel quale le differenze culturali possono cementare i rapporti piuttosto che dividerli”. Lo ha scritto mons. Angelo Spina, arcivescovo di Ancona-Osimo, in una riflessione pubblicata sul sito web diocesano in occasione dell’inizio, a Parigi, delle XXXIII Olimpiadi.
Ricordando che “i Giochi olimpici nacquero in Grecia nel 776 a.C. nella città sacra di Olimpia” e che “dobbiamo al barone Pierre de Coubertin, la nascita dei Giochi Olimpici moderni”, il presule sottolinea che “la tregua olimpica, era vigente in tutta la Grecia per chiunque partecipasse alle grandi feste e ai giochi nazionali; in questo tempo cessavano tutte le inimicizie pubbliche e private, e nessuno poteva essere molestato, specialmente atleti e spettatori che dovessero attraversare territori nemici per recarsi ad Olimpia”. “Papa Francesco – prosegue l’arcivescovo – chiede una tregua in occasione dei Giochi Olimpici, ‘si fermino le guerre’. I Giochi Olimpici di Parigi, riportano alla mente lo spirito che animò l’istituzione delle Olimpiadi originali. Mettere da parte le tensioni di un popolo spesso in guerra e utilizzare la tregua per onorare lo spirito della competizione olimpica. Papa Francesco, ancora una volta, ha invitato a farsi interpreti dell’anima più antica dei Giochi, ricordando che ‘lo sport ha anche una grande forza sociale, capace di unire pacificamente persone di culture diverse’”. “Olimpiadi e Paralimpiadi – continua mons. Spina citando Francesco –, dunque, siano ‘segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti, con la loro testimonianza sportiva, siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani’. Il tutto, proprio nel solco ‘dell’antica tradizione’, la quale prevedeva (e prevede) che ‘le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace’”. Mons. Spina richiama poi quanto il Papa ha scritto all’arcivescovo di Parigi, mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, in occasione dei Giochi olimpici che “se rimangono veramente dei ‘giochi’, possono dunque essere un luogo eccezionale di incontro tra i popoli, anche i più ostili. I cinque anelli intrecciati rappresentano questo spirito di fraternità che deve caratterizzare l’evento olimpico e la competizione sportiva in generale. Desidero dunque che le Olimpiadi di Parigi siano per tutti coloro che verranno da ogni parte del mondo un’occasione imperdibile per scoprirsi e apprezzarsi, per abbattere i pregiudizi, per far nascere la stima dove ci sono disprezzo e diffidenza, e l’amicizia dove c’è odio. I Giochi olimpici sono, per natura, portatori di pace e non di guerra”.