Diocesi: Verona, pellegrinaggio di solidarietà in Terra Santa. Donati 40mila euro

padre Elias Tabban (foto diocesi Verona)

È da ieri in Terra Santa una delegazione di sacerdoti e laici della diocesi di Verona “per testimoniare la vicinanza della Chiesa scaligera e consegnare gli oltre 40 mila euro raccolti nelle scorse settimane”. I sette pellegrini – quattro sacerdoti e tre laici – questa settimana faranno visita a diverse realtà locali di Gerusalemme e Betlemme, in particolare quelle cristiane che hanno un legame storico con Verona. Tra gli incontri più significativi, quello al Charitas Baby Hospital di Betlemme: l’ospedale pediatrico che dal 2005 è sostenuto dall’associazione Aiuto bambini Betlemme che ha sede presso la Caritas veronese; la famiglia di Daoud Nassar che dal 2010 è legata dalla realtà scaligera di volontariato Tent of Nations Italia; a Gerusalemme incontrerà il patriarca dei Latini, il card. Pierbattista Pizzaballa, la Custodia Francescana e la comunità cattolica di lingua ebraica e quella di lingua araba e si recherà a Betania per riabbracciare le Suore Missionarie Comboniane. Ieri la delegazione ha incontrato ieri padre Elias Tabban, parroco della chiesa di Nostra Signora della Visitazione di Zababdeh, cittadina nel nord della Cisgiordania e vicina a Jenin, a maggioranza cristiana, con cui la diocesi veronese è gemellata dal 2012. Padre Elias, riferisce la diocesi di verona, ha raccontato come “la scuola cattolica e le attività dell’oratorio per bambini, giovani e scout siano il cuore della vita quotidiana per 495 famiglie cattoliche che abitano a Zababdeh e nei 22 villaggi attorno. Un incontro che ha fatto respirare la fatica e la bellezza di un cristianesimo di frontiera, radicato profondamente fin dai tempi della prima chiesa di Gesù in questa terra. Infatti non si tratta di musulmani convertiti, bensì di cristiani da sempre, testimoni della Chiesa che ama e accoglie tutti, senza perdere la propria identità, custodita nel profondo del loro cuore. È questa un’area povera, sottosviluppata e spesso trascurata, che la pandemia, e ora l’attuale situazione di guerra, ha reso ancora più fragile”.

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