“Le richieste di suicidio assistito esistono, ma sono numericamente esigue, e nella mia esperienza l’offerta di cure palliative efficaci ha sempre funzionato contro la paura di soffrire: nessun paziente le ha rifiutate rimanendo fermo nel suo proposito”.
La testimonianza al Sir del medico palliativista Massimo Damini, responsabile dell’Hospice della Casa di cura San Camillo di Cremona, gestito dai Camilliani, e direttore sanitario del Centro cure palliative-Hospice delle Piccole figlie di Parma. Il medico, 30 anni di esperienza sul campo, si sofferma sul ruolo fondamentale delle cure palliative per garantire a tutti il diritto di non soffrire, che aggiungerebbe come “quinto requisito” ai quattro stabiliti dalla Corte costituzionale per l’accesso al suicidio assistito. Dal palliativista l’invito a non “radicalizzare la discussione tra i favorevoli e i contrari al suicidio assistito senza toccare questi aspetti in grado di fare la differenza; per me rimane il dovere di riaffermare il ruolo di una medicina umanizzata. Il medico nasce, studia e si forma per prevenire e contrastare la malattia per quanto possibile, per guarirla quando è possibile, ma anche per stare accanto nella sofferenza quando il suo apporto può essere di accompagnamento e sollievo”. Perché “anche laddove non si può più guarire si può sempre curare, fino alla fine”. E assicura: “Per un medico è più difficile stare nella malattia e nella sofferenza, piuttosto che risolvere drasticamente il problema”.