Colombia: mons. Jaramillo (Buenaventura) si rivolge dal pulpito direttamente ai capi dei gruppi criminali che impongono estorsioni in tutta la città, “basta, non si può continuare così”

“Vi chiedo, in nome di Dio, di fermare l’estorsione. Ci stanno uccidendo tutti con questo, lo dico a Diego Bustamante e Jorge Papaya, con cui parlo direttamente. Siamo stanchi, non è giusto che tante lacrime, morte, dolore del nostro popolo debbano lasciare il territorio dove sono nati per andare altrove”. Sono le parole forti pronunciate ieri, in Colombia, durante una celebrazione, dal coraggioso vescovo di Buenaventura, mons. Rubén Darío Jaramillo, già minacciato di morte anni fa per la sua chiarezza nel condannare le azioni dei gruppi criminali e per stare a fianco del suo popolo, in una delle città più pericolose del Paese. Buenaventura, infatti, è il maggior porto colombiano sull’oceano Pacifico e, per questo, epicentro di numerose attività illegali. Nella stessa cerimonia, il vescovo ha sottolineato l’illegalità dell’estorsione generalizzata e imposta a tutta la popolazione, e ha citato espressamente i maggiori gruppi criminali della città, “Shottas” ed “Espartanos”, oltre ai nomi dei loro capi.

“È il vostro popolo, è il vostro sangue, il sangue della vostra famiglia, perché ci stiamo distruggendo”, ha detto il vescovo rivolgendosi ai boss. “Basta, la città non può più continuare così”, ha sottolineato il vescovo di Buenaventura, che ha proseguito: “Come vescovo, la mia missione rimane la stessa. Non sono un delegato del Governo nazionale per il tavolo di dialogo, sono incaricato di verificare la volontà di pace dei gruppi illegali e continuo come facilitatore e accompagnatore”.

“Il vescovo Jaramillo – spiega al Sir da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani – lancia un forte grido dal pulpito per fermare il pagamento del pizzo-estorsione ai commercianti da parte di bande mafiose locali, nel maggior porto colombiano, simbolo della segregazione della maggioranza afrodiscendente, porto cruciale di partenza per i container di banane ma anche container zeppi di cocaina che partono per l’Europa, verso i porti di Anversa, Gioia Tauro o Trieste, grazie al narcobusiness con la ndrangheta calabrese. Il tutto con la mediazione di mafie albanesi, che spediscono a Buenaventura anche ingenti quantitativi di armi che alimentano i conflitti urbani, soprattutto a Cali e nelle regioni del sudovest. Va sottolineato il coraggio del vescovo, sotto scorta dal 2021 quando fu scoperto un piano per assassinarlo.

Prosegue Morsolin: “Sul coinvolgimento della multinazionale delle banane Banacol S.A.S. sta indagando anche la magistratura antimafia italiana per vari carichi di cocaina sequestrati alla n’drangheta, secondo le riviste Voragine e Irpimedia, con l’apertura di dubbi inquietanti in Colombia per la trasparenza nel finanziamento pubblico”.

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