È in uscita in questi giorni l’ultimo numero de “Il Regno-attualità” che contiene tre approfondimenti: la riforma del premierato, la Chiesa ortodossa russa e l’ideologia del politicamente corretto. Nell’articolo “Riconoscere il problema. Una riforma che punta a dare stabilità al paese” il costituzionalista Giovanni Guzzetta analizza il progetto di riforma costituzionale proposta dal Governo per introdurre il cosiddetto premierato e ne dà un giudizio di merito, per alcuni tratti anche positivo. Citando il “grande male dell’Italia”, e cioè l’ingovernabilità e la breve durata dei suoi Governi, anche sulla scorta di un recente intervento del presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, Guzzetta analizza una delle critiche delle opposizioni: quella che ritiene che la riforma operi un sostanziale indebolimento del ruolo del presidente della Repubblica. “Ora – scrive –, premesso che tutti gli altri poteri di garanzia del presidente non vengono intaccati”, dire che la riforma “riduce i poteri presidenziali“ è “frutto di un vizio di prospettiva”. Infatti “la centralità che questo potere ha assunto in Italia non è il frutto di una scelta costituzionale preordinata, ma l’effetto di quella instabilità cronica che l’intervento del capo dello Stato mira a tamponare. Ciò che a noi pare normale, e in un certo senso tipico delle funzioni presidenziali, è in realtà la conseguenza della patologia che si vuole sconfiggere. Da questo punto di vista non si tratta dunque di ridurre i poteri del presidente, ma d’evitare, con nuovi meccanismi istituzionali, che si creino le condizioni patologiche che quei poteri hanno reso così abituali”. Della Chiesa ortodossa russa parla il sacerdote ortodosso russo Vladimir Zelinsky che da anni esercita il suo ministero in Italia. Nell’articolo si sofferma su come l’asservimento del patriarca Cirillo all’ideologia putiniana di guerra stia portando danni alla Chiesa russa e ai russi in generale. In una sorta di balzo all’indietro nella storia che ci riporta al clima delle crociate, Cirillo garantisce ai caduti russi un’automatica assoluzione “dai peccati”; non ha “una parola di compassione nei confronti delle vittime ucraine, almeno per quelle che rimangono “nel suo ovile ecclesiale”; paragona la Russia al Katechon che combatte l’Anticristo (l’Occidente); il “patriarca ha composto personalmente la preghiera per la vittoria e l’ha imposta come obbligatoria a tutti i chierici” pena la sospensione dallo stato clericale, che, per un prete ortodosso significa condannare la propria famiglia alla fame. Lo studio del mese è intitolato “Un movimento travolgente”: il teologo luterano Hans-Christoph Askani, già assistente di Eberhard Jüngel, analizza come funziona la nuova cancel culture, che in Italia è nota anche come cultura del “politicamente corretto”, definendone le principali caratteristiche. A partire da due notissimi esempi: quello del licenziamento del giornalista del New York Times Donald McNeil jr e quello del tweet della scrittrice J. Rowling. Ma anche parlando degli ambienti universitari, a suo avviso improvvisamente “unanimi” sul flusso mainstream creato dalla cancel culture.