(Strasburgo) “Chiediamo che venga fatta luce su Ilaria Salis e i suoi collaboratori per evitare che vengano portate armi in questa aula”. È un passaggio dell’intervento dell’eurodeputato austriaco Georg Mayer, del gruppo “Patrioti per l’Europa”, che ha preso la parola alla plenaria in corso a Strasburgo al termine delle dichiarazioni in memoria dei 50 anni dall’invasione di Cipro e prima della votazione sulla risoluzione a sostegno dell’aiuto dell’Ue all’Ucraina. Mayer ha chiesto di intervenire per un “richiamo al paragrafo 2 del Regolamento” e ha definito Salis “una deputata che picchia le persone con un martello e ora, dal carcere, è arrivata qui; quindi la violenza è entrata nel Parlamento”. Non si è fatta attendere la replica del gruppo parlamentare di appartenenza della Salis, Left, per voce della capogruppo Manon Aubry: “L’estrema destra ha già mostrato il suo volto contro chi difende i diritti umani – ha detto –. Siamo fieri della presenza di Ilaria Salis in questo Parlamento: è stata incarcerata per aver difeso i diritti fondamentali e continueremo a farlo per tutti i cittadini e le cittadine”.
Un passaggio acceso, dunque, in coda alle dichiarazioni della presidente Roberta Metsola che ha fatto memoria di quanto accaduto il 20 luglio 1974 a Cipro. “Le divisioni non hanno spazio in questa nostra Europa, costruita sulle ferite dolorose della storia del nostro continente”. La presidente ha ribadito che Cipro non è un angolo remoto e il suo dramma è un dramma condiviso, europeo. Da Metsola la sottolineatura che è necessario “adottare la risoluzione Onu”, che prevede uno Stato sovrano bifederale, “in linea con i principi dell’Unione europea”. L’Ue “non volterà le spalle a Cipro”, ha ribadito la presidente. “Le sfide di Cipro sono le nostre e l’Europa non sarà unita finché Cipro resterà divisa”. Dopo la presidente hanno preso la parola alcuni eurodeputati ciprioti, seduti nei diversi schieramenti dell’emiciclo. Tutti hanno ricordato la tragedia del proprio Paese: l’invasione, il colpo di Stato, i profughi, i morti. “Cinquant’anni di divisione sono moltissimi – hanno ricordato –. Possiamo viaggiare, vivere, lavorare liberamente in Europa, ma non nel nostro Paese. È necessaria una presa di coscienza da parte della Turchia: sappiamo quanto è importante per l’Ue il rapporto con la Turchia, ma è fondamentale dare seguito alla risoluzione Onu”. “Grazie per questo ricordo – è stato l’appello corale –, ma non lasciateci soli: ripartiamo dagli accordi di Crans Montana e dal rispetto del diritto internazionale”.