“Questa nave che solca il Mediterraneo deve salvare vite, non abbiamo altra legge, questa nave è fatta per dare vita, perché uomini e donne possano ritrovare il sorriso nella loro vita, trovare una sponda per essere liberi”. lo ha detto oggi mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, durante l’omelia in occasione del 400° Festino in onore di Santa Rosalia, patrona di Palermo, a bordo della nave “Diciotti” della Guardia costiera, dove sono state portate le reliquie di Santa Rosalia ed è stata celebrata la messa. “Il nostro corpo, il nostro cuore e le nostre mani servono per accogliere e condividere speranza, non servono per respingere e per creare divisioni”, ha affermato mons. Lorefice. “Ecco, l’onnipotenza è il morbo, è la peste che sta attanagliando i nostri cuori, è questa la vera peste generata dall’uomo che si sente – illudendosi – onnipotente ma che resta un uomo dalle labbra impure e che rischia di far precipitare la casa comune in una Babele – ha sottolineato -. Con voi, a bordo di questa nave, io so che queste parole sono di una concretezza unica, perché voi attraversate un mare che è fatto per essere una via di incontro, non per diventare un cimitero di donne, bambini, anziani; e voi, su questa nave, ne avete incontrati quasi sessantamila (questo dicono le statistiche)”.
“Voi sapete che il Mediterraneo attualmente è uno scenario di guerra e un cimitero di morte; voi avete incontrato chi muore nel Mediterraneo, avete incrociato sguardi, avete dovuto caricare su questa nave anche cadaveri”, ha detto, ammonendo: “Noi siamo uomini e donne dalle labbra impure, capaci di trasformare la casa comune in un campo di guerra, capaci di trasformare il mare in una barriera, in un muro che si innalza”. “Eppure – ha proseguito – nel Mediterraneo ci sono uomini e donne che cercano di trovare pienezza di vita perché vittime di cambiamenti climatici indotti soprattutto dalla popolazione che abita nel nord del mondo, che sta distruggendo l’ecosistema; uomini e donne che scappano da guerre – e noi lo sappiamo – che vengono maturate da quanti vogliono il potere, uomini e donne che scappano dalla fame, dalla povertà”.
“La mobilità umana oggi più che mai non è un’emergenza ma è strutturale, così come strutturale fu la mobilità dei nostri nonni e dei nostri genitori che si recarono in America, in Svizzera, in Germania, in Belgio”, ha ricordato. La reliquia di Santa Rosalia, ha precisato, “non è un amuleto propiziatore”, ma “ci ricorda cosa è ogni nostro corpo, così come lo fu quello di Rosalia. Questa reliquia ci chiede invece di liberare i nostri corpi, di far deflagrare l’energia di incontro, di vita, di bene, il corpo serve a questo, è tutta la persona. Noi siamo lo spirito incarnato, questo lo stiamo dimenticando, il nostro corpo custodisce l’uomo interiore che è sentimento, passione, intelligenza; se non siamo consapevoli di questo, rischiamo di diventare aridi”.