Diocesi: mons. Giulietti (Lucca), “la diffidenza è un grande problema per la partecipazione democratica”

“Diciamo che il martire Paolino per noi è un segno, perché guardando la sua vicenda siamo richiamati alle ragioni della speranza che affondano nel nostro passato, la Pasqua di Gesù, testimoniata dal dono della vita. Ma al tempo stesso Paolino ci richiama al futuro, perché dice che la Pasqua del Signore Gesù è anche la cifra della speranza: perché Dio è entrato nella storia per volgerla al bene e ha dichiarato che il fine della storia è quel Regno che avanza a fatica nel tempo ma che sicuramente si compirà”. Lo ha detto l’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri per la festa di san Paolino. “È poi segno per noi la beata Elena Guerra – ha continuato il presule – che sarà canonizzata tra pochi mesi a San Pietro da Papa Francesco: è un segno per il suo coraggio di donna di farsi ‘maestra del Papa’, apostola dello Spirito Santo, incoraggiando il successore di Pietro nel far riscoprire questa presenza vitale della Chiesa. Ed è un segno per noi quello dei 28 religiosi, sacerdoti, consacrati, seminaristi, uccisi 80 anni fa dai nazisti in provincia di Lucca. Li ricorderemo tutti il prossimo 7 agosto con la presenza a Lucca del card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei: hanno proclamato, con la loro testimonianza, il primato della coscienza sul potere e il primato della carità sulla violenza. Una memoria questa che è anche profezia perché la coscienza e la carità sono davvero gli ingredienti per costruire la comunità del futuro come ci ha ricordato anche la recente Settimana sociale dei cattolici a Trieste, con la presenza del presidente della Repubblica e del Santo Padre”.
Infine, l’arcivescovo ha ribadito che “ricordare i segni è davvero importante ma ci pone anche una domanda: sappiamo che la gente diffida delle istituzioni, diffida della Chiesa e della politica, sappiamo che alle ultime elezioni ha votato meno della metà degli aventi diritto. Questa diffidenza è un grande problema per la partecipazione democratica”.

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