Rom: Amnesty e Associazione 21 luglio, “Italia cambi politiche discriminatorie e garantisca alloggi adeguati”

“Gli Stati che fanno parte della Carta sociale europea hanno l’obbligo di cooperare con le decisioni del Comitato. L’Italia deve ora prendere provvedimenti per garantire alle persone rom un alloggio adeguato, non segregato e non discriminatorio, oltre a fornire rimedi per le discriminazioni subite. È urgente e necessario che l’Italia adotti tali misure, considerando che quasi 5.000 persone rom vivono ancora in insediamenti formali e informali in condizioni etnicamente segregate e discriminatorie”: lo ha detto Ilaria Masinara, responsabile dell’Ufficio campagne di Amnesty international Italia, durante la conferenza stampa sulla situazione abitativa delle persone rom in Italia che si è svolta oggi presso la Camera dei deputati a Roma, per iniziativa di Amnesty international Italia e Associazione 21 luglio. L’evento precede le raccomandazioni che il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa farà al governo italiano, in seguito alla decisione che riconosce l’Italia come gravemente e sistematicamente in violazione della Carta sociale europea riguardo ai diritti abitativi delle persone rom. “Questa decisione richiede un cambiamento nelle politiche discriminatorie italiane in materia di alloggio”, sottolineano le due organizzazioni. Amnesty International, guidata dai suoi rapporti e campagne per la promozione dei diritti dei rom e grazie anche alle ricerche e all’impegno di altre organizzazioni, in particolare di Associazione 21 luglio, aveva presentato nel 2019 la sua prima denuncia collettiva al Comitato europeo dei diritti sociali. L’organizzazione chiedeva responsabilità e riparazione per le persistenti violazioni nell’accesso agli alloggi per le persone rom in Italia. Nella sua denuncia Amnesty International aveva evidenziato come le persone rom avessero subito sgomberi forzati, vivessero in alloggi segregati e al di sotto degli standard e avessero accesso diseguale gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, anche a causa di criteri discriminatori per l’assegnazione degli alloggi sociali. Alla presentazione della denuncia, circa 26.000 rom vivevano in insediamenti monoetnici informali, a rischio di sgomberi forzati, senza infrastrutture o servizi di base adeguati. Il Comitato europeo dei diritti sociali ha ritenuto all’unanimità che l’Italia abbia violato l’obbligo della Carta sociale europea relativo al diritto all’alloggio delle comunità rom, raccomandando al governo italiano di rivedere le attuali politiche abitative discriminatorie.
Secondo Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio, malgrado i progressi registrati negli ultimi anni, si è ancora lontani dal non ritenere critiche alcune situazioni: “Secondo i nostri dati – ha commentato Stasolla – si registra ancora la presenza di 109 insediamenti formali abitati da 11.800 persone, gestiti da istituzioni comunali con l’obiettivo di favorire un’accoglienza basata su criteri etnici. Ci sono poi gli insediamenti informali abitati da circa 2.500 persone in condizioni abitative estreme e a costante rischio di sgomberi forzati e due Centri di raccolta rom, strutture chiuse, al di sotto degli standard minimi fissati dalla normativa nazionale e internazionale: strutture frutto di politiche segreganti e discriminatorie che devono essere superate attraverso l’impegno incessante e determinato del governo centrale e delle singole amministrazioni”. La decisione del Comitato europeo rappresenta un’opportunità storica per porre fine a decenni di discriminazione contro le persone rom. Amnesty International e Associazione 21 luglio auspicano che l’Italia “accolga finalmente la richiesta di giustizia e intraprenda azioni efficaci, specifiche e tempestive per andare incontro alla situazione delle persone rom nel nostro Paese”.

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