Ucraina: Soleterre, dopo attacco a ospedale “servono farmaci, materiali di consumo e lettini per far fronte all’aumento dei pazienti in poche ore”

(Foto Soleterre)

“L’ospedale Okhmatdyt è inagibile e, dei 627 bambini presenti al momento dell’attacco, 94 sono stati prontamente trasferiti in altre strutture mediche a Kyiv”. Lo rende noto Fondazione Soleterre, che è in prima linea per dare supporto all’ospedale e in particolare continua a seguire i bambini che sono stati evacuati in altre strutture sanitarie e d’accoglienza, tra cui 35 pazienti oncologici. Negli ospedali di arrivo “servono farmaci, materiali di consumo e lettini per far fronte all’aumento dei pazienti in poche ore. Se le chemioterapie si fermano, i bambini muoiono”, ricorda la Fondazione.
Soleterre, grazie a un finanziamento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, stava ricostruendo e allestendo con macchinari un intero reparto di riabilitazione a Okhmatdyt che avrebbe assistito ogni anno 1.500 bambini feriti dalla guerra. Oggi tutti loro non hanno più un ospedale di riferimento dove proseguire la riabilitazione fisica e psicologica.
“I bambini malati di cancro sono pazienti gravemente immunodepressi, le loro difese non ci sono più. Siamo noi che dobbiamo difenderli e, se non riusciamo a difenderli nemmeno in un ospedale, bisogna riconsiderare gli elementi fondamentali che tengono in piedi il mondo. L’unico senso che trovo è che quelle dei bambini in fila in strada con le flebo attaccate siano davvero le ultime immagini della guerra”, afferma Damiano Rizzi, presidente di Fondazione Soleterre. “Serve un’indignazione generale e potente capace di scuotere le persone. Non ci può serenamente essere un domani e tornare tutti a fare le nostre cose. Non è possibile, dopo questo attacco. Che è l’attacco più grande mai accaduto per numero di pazienti coinvolti: erano 627 i minori presenti nell’ospedale al momento della distruzione. Hanno attaccato un ospedale all’avanguardia, dove c’era il meglio, ed è chiaramente un segnale di Putin contro la possibilità che l’Ucraina possa emergere e mostrare il lato migliore di sé. Gli ucraini non solo non vogliono la guerra, ma vogliono affermare che sono un Paese e non sono schiavi di nessuno. Questo attacco li rimette evidentemente nel mondo degli aiuti, sembra voler dire che da soli non possono aspirare a nulla, se non rimanere intrappolati in mezzo alle macerie”, conclude Rizzi.

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