Sinodo: Instrumentum laboris, “dare un riconoscimento più pieno al ruolo delle donne”

Foto Siciliani-Gennari/SIR

“Dare un riconoscimento più pieno ai carismi, alla vocazione e al ruolo delle donne in tutti gli ambiti della vita della Chiesa come passo indispensabile per promuovere questa reciprocità relazionale”. È uno dei temi emersi nella prima sessione del Sinodo dei vescovi e confermati dall’Instrumentum laboris della seconda, in cui però si precisa che tale tema “non sarà oggetto dei lavori della seconda sessione”, perché “è bene che prosegua la riflessione teologica, con tempi e modalità adeguati”. Alla sua maturazione, si precisa infatti nel testo,  contribuiranno i frutti del Gruppo di studio n. 5, il quale “prenderà in considerazione i risultati delle due Commissioni che si sono occupate della questione in passato”. “Il primo cambiamento da operare è quello della mentalità”, si suggerisce nel testo: “Una conversione a una visione di relazionalità, interdipendenza e reciprocità tra donne e uomini, che sono sorelle e fratelli in Cristo, in vista della comune missione”. I contributi delle Conferenze episcopali, rende noto l’Instrumentum laboris, “riconoscono che sono numerosi gli ambiti della vita della Chiesa aperti alla partecipazione delle donne”, ma “notano anche che queste possibilità di partecipazione rimangono spesso inutilizzate”: “Per questo suggeriscono che la Seconda Sessione ne promuova la consapevolezza e ne incoraggi l’ulteriore sviluppo nell’ambito delle parrocchie, delle diocesi e delle altre realtà ecclesiali, compresi gli incarichi di responsabilità. Chiedono inoltre di esplorare ulteriori forme ministeriali e pastorali che dare migliore espressione ai carismi che lo Spirito effonde sulle donne in risposta alle esigenze pastorali del nostro tempo”. Tra le proposte, “la promozione di spazi di dialogo nella Chiesa; una più ampia partecipazione delle donne nei processi di discernimento ecclesiale e a tutte le fasi dei processi decisionali; un più ampio accesso a posizioni di responsabilità nelle diocesi e nelle istituzioni ecclesiastiche; un maggiore riconoscimento e un più deciso sostegno alla vita e ai carismi delle consacrate e il loro impiego in posizioni di responsabilità; l’accesso delle donne a posizioni di responsabilità nei seminari, negli Istituti e nelle Facoltà teologiche; l’aumento del numero delle donne che svolgono il ruolo di giudice nei processi canonici”.

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