(Trieste) “Non si può invocare la pace e nello stesso tempo coltivare l’odio. Prepariamo il domani ora perché il domani veda la pace”. A lanciare l’appello è stato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia della Veglia di preghiera per la pace presieduta oggi a Trieste, nella chiesa di Sant’Antonio Vecchio, e organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. “Ci stiamo esercitando molto più nell’arte della guerra che in quella della pace”, il monito del cardinale, secondo il quale “la guerra è il contrario della democrazia, che è la difficile ma straordinaria arte del vivere insieme e del pensarsi insieme, tutela dei diritti fondamentali di libertà”. “La pace non è mai fatta in due, ma in tre”, la tesi di Zuppi: “La democrazia è antidoto alla guerra”, ed essere cristiani è “lavorare con quanti mettono al centro la persona, combattono le ideologie che umiliano l’altro, la persona, sempre tale”. “Non è assurdo credere di essere a posto difendendo idealmente le varanti della vita, quando non si difende e non si protegge la vita stessa?”, si è chiesto il presidente della Cei: “Non potremo mai accontentarci di occhio per occhio dente per dente, ameremo l’altro che si presenta nemico perché sappiamo riconoscere in lui il fratello accecato dall’odio o dalle ideologie”. “Mentre tutto minaccia di bruciare attorno, occorre mettere assieme le migliori energie ed intelligenze per trovare una via di uscita ridando fiducia al dialogo e al negoziato, senza che tale sforzo venga considerato scandaloso”, ha detto il cardinale, sottolineando che la pace inizia con la solidarietà, che chiede di diventare solidarietà concreta, come i bambini ucraini ospitati in Italia”. “Basta la guerra, e basta la sua orrenda, disumana economia di morte!”, l’appello finale.