Salute: Fnomceo, domani convegno a Roma per rilanciare il SSn e presentare il secondo Rapporto realizzato con il Censis

“Dall’economia al primato della persona” è il tema del convegno in programma l’11 luglio a Roma (Hotel Donna Camilla Savelli), per iniziativa della Fnomceo. Per l’occasione sarà presentato il nuovo Rapporto Fnomceo-Censis che, secondo le anticipazioni, mette in evidenza il necessario cambio di paradigma nel Servizio sanitario. Dall’indagine, si legge in una nota, “emerge l’esigenza di un chiaro stop all’aziendalizzazione e la necessità di un ritorno del primato della salute. E ancora quando si parla di salute, risulta che per il 95% degli italiani il fattore umano, la relazione di cura, resta fondamentale e insostituibile”.
Intelligenza artificiale, regionalismo differenziato, alleanza pubblico-privato, abbandono da parte dei medici del Servizio sanitario nazionale, alcuni temi sul tappeto. A coordinare il dibattito, Francesco Giorgino: con lui si confronterà il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, su “Primato della persona e diritto alla tutela della salute nella Carta costituzionale”. Sempre sulla Costituzione sarà focalizzata la lectio magistralis di Luca Antonini, giudice della consulta, su “Il diritto alla salute: esistono vincoli costituzionali nell’allocazione delle risorse”. Nel pomeriggio un confronto tra Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe, e l’economista Mario Del Vecchio, con la partecipazione del presidente Enpam Alberto Oliveti. Quindi un dialogo tra il giornalista Tommaso Labate e il vicepresidente Cei, mons. Francesco Savino, sul primato della salute per un nuovo Servizio sanitario nazionale.
“Il nostro Servizio sanitario nazionale – spiega Anelli – è ritenuto, nonostante tutto, uno dei migliori al mondo”; una “conquista di civiltà che oggi i medici vogliono ribadire come essenziale, formidabile, anche per dare un valore assoluto a quella solidarietà che parte costitutiva proprio dell’essere medici”, ma “4,5 milioni di persone rinunciano alle cure: è una cifra che interroga profondamente le nostre coscienze” perché “significa rinunciare all’universalità del Ssn”.

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