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La sconfitta di Macron e la vittoria degli estremismi. Goubert (giornalista), “la Francia ha bisogno di pacificazione”

Il partito di estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ha ottenuto più del 33 per cento dei voti, ma molto si deciderà al secondo turno in programma il 7 luglio. L’analisi di Guillaume Goubert, ex direttore de La Croix: “la Francia ha bisogno di pacificazione. Abbiamo un’estrema destra, un’estrema sinistra e un estremo centro. E tra gli estremi, compreso il centro estremo, è difficile parlare. La sfida oggi è quella di riuscire – nonostante le appartenenze a forze politiche diverse – a prendersi tutto il tempo necessario per discutere e avviare progetti di governo che sono assolutamente necessari al Paese. Si potrebbe immaginare qualcosa di questo tipo ma purtroppo, il livello di violenza verbale che abbiamo raggiunto nel dibattito politico francese rende le cose estremamente difficili”.

(Foto ANSA/SIR)

Il ministero dell’Interno francese ha comunicato i risultati definitivi del primo turno delle legislative anticipate che si sono svolte domenica 30 giugno. Emerge una vittoria schiacciante del Rassemblement National e dei suoi alleati di estrema destra con il 33,14% dei voti (pari a 255-295 seggi potenziali) mentre dall’altra parte il Nuovo Fronte Popolare della gauche ha preso il 27,99% dei voti (120-140 seggi). Tra i due schieramenti estremi di destra e di sinistra “Ensemble pour la République” del presidente Macron ha fatto registrare un 20,04% di preferenze elettorali (90-125 seggi). Ironia della sorte, era stato il presidente francese Emmanuel Macron a volere elezioni lampo, lo scorso 9 giugno, a seguito delle elezioni europee. Aveva parlato di “un momento di chiarimento essenziale”. Ma, dopo tre settimane di campagna elettorale, i risultati mostrano che “la scommessa del Presidente è fallita”. Così Séverin Husson, direttore aggiunto del quotidiano cattolico La Croix, scrive oggi sul giornale: “Il chiarimento chiesto dal Capo dello Stato ai francesi, la sera della sua sconfitta alle elezioni europee, gli si è ritorto contro. La decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale non ha fatto altro che amplificare l’aumento dei voti di estrema destra, invece di contenerlo”. Ciò che sorprende è il punteggio conquistato da Jordan Bardella, candidato premier del Rassemblement National che lo stesso Husson non esita a definire come “storico” con quasi 12 milioni di voti, 15 punti in più rispetto al 2022. Si tratta di una vittoria elettorale che “lo colloca, se non alle porte del potere, almeno in una posizione netta di forza”. Domenica 7 luglio si svolgerà il secondo turno in tutte le circoscrizioni che non hanno eletto un candidato al primo. Avranno accesso al ballottaggio non i due candidati che hanno ottenuto i migliori risultati al primo turno, come succede in Italia, ma tutti quelli che al primo turno hanno superato una certa soglia che è di fatto mobile, perché si sposta a seconda dell’affluenza. La partita dunque continua. Ne abbiamo parlato con il giornalista Guillaume Goubert, ex direttore de La Croix.

Come ha letto questa mattina i risultati di questa prima tornata elettorale?

La prima lettura è sicuramente il punteggio altissimo del Rassemblement National. Alle elezioni europee, si poteva immaginare che i francesi avevano votato per questo schieramento politico per rabbia, per esprimere il loro malcontento senza che questo voto avesse conseguenze politiche dirette, dato che si trattava di eleggere deputati europei. E’ stata senza dubbio questa la scommessa che Emmanuel Macron ha fatto con lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, affermando che in un’elezione che riguarda direttamente il governo francese, una parte degli elettori del Fronte Nazionale avrebbe votato in maniera più centrista, più ragionevole, più realistica. Ebbene, questa scommessa è completamente fallita perché il Fronte Nazionale è ad un livello quasi pari a quello delle elezioni europee. Altra lettura è la partecipazione molto alta alle elezioni di domenica scorsa. Si tratta della più forte partecipazione dal 1978. Di questa fortissima partecipazione hanno beneficiato quasi equamente tutti i partiti politici.

Qual è il messaggio che gli elettori mandano da questo primo turno?

Il messaggio principale e più evidente è la condanna di Emmanuel Macron e del suo modo di governare il Paese. Perché stiamo davvero assistendo alla vittoria delle forze politiche opposte a Emmanuel Macron, siano esse di destra o di sinistra. L’atra cosa che emerge molto chiaramente è un aumento degli estremi in questo Paese. E’ vero che l’estrema destra sale più in alto dell’estrema sinistra, ma sono gli estremi a salire. La prima lezione è dunque una bocciatura da parte del Paese del governo Macron.

Uno sguardo ora al futuro, Bardella ha già fatto un discorso alla nazione da “Primo Ministro”. Cosa succederà adesso?

Rispondo con una prima osservazione. Mi fa molto piacere sentire Bardella parlare con un chiaro accento italiano. Perché ci ricorda che questa figura politica che ha posizioni molto dure nei confronti dei francesi di origine straniera, è lui stesso parte di una famiglia di origine straniera. Chiudo la parentesi. Non è ancora Primo Ministro. E anche le prime proiezioni dei seggi non danno una maggioranza assoluta evidente per il Fronte Nazionale. Rischia di trovarsi in una situazione di maggioranza relativa senza avere la maggioranza assoluta dei seggi nell’Assemblea nazionale. Quindi ci sono molte cose che accadranno in questi giorni ed è difficile al momento fare previsioni sul risultato finale.

Di cosa ha bisogno oggi la Francia?

La risposta è ovviamente legata alle mie convinzioni. Penso che la Francia abbia bisogno di pacificazione. Abbiamo un’estrema destra, un’estrema sinistra e un estremo centro. E tra gli estremi, compreso il centro estremo, è difficile parlare. La sfida oggi è quella di riuscire – nonostante le appartenenze a forze politiche diverse – a prendersi tutto il tempo necessario per discutere e avviare progetti di governo che sono assolutamente necessari al Paese. Si potrebbe immaginare qualcosa di questo tipo ma purtroppo, il livello di violenza verbale che abbiamo raggiunto nel dibattito politico francese rende le cose estremamente difficili.

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