In uscita “Non riattaccare” e “La memoria dell’assassino”, su Apple TV+ “Presunto innocente”

Nel segno del giallo e del thriller, ma con sfumature esistenziali. Sono le tonalità narrative di tre titoli in uscita. Anzitutto in sala dall’11 luglio con I Wonder Pictures “Non riattaccare”, seconda regia di Manfredi Lucibello con protagonista assoluta Barbara Ronchi, che esplora corde di fragilità, smarrimento e di un amore che sconfina nel dolore. Dal 4 luglio con Eagle Pictures troviamo “La memoria dell’assassino”, secondo lungometraggio del pluripremiato attore Michael Keaton, un viaggio in chiaroscuro nella vita e nella mente di un killer cui è stata diagnosticata una malattia degenerativa: solo una manciata di settimane per fare ordine e provare a riparare le proprie fratture. Infine, dal 12 giugno su Apple TV+ la miniserie legal “Presunto innocente”, nuovo adattamento del romanzo di Scott Turow (1987) dopo il film di Alan J. Pakula con Harrison Ford. Il punto Cnvf-Sir.

Non riattaccare - Barbara Ronchi

Nel segno del giallo e del thriller, ma con sfumature esistenziali. Sono le tonalità narrative di tre titoli in uscita. Anzitutto in sala dall’11 luglio con I Wonder Pictures “Non riattaccare”, seconda regia di Manfredi Lucibello con protagonista assoluta Barbara Ronchi, che esplora corde di fragilità, smarrimento e di un amore che sconfina nel dolore. Comprimario, solo con la voce, il sempre bravo Claudio Santamaria. Un’opera che corre sul tracciato di “Locke” (2013) di Steven Knight. Dal 4 luglio con Eagle Pictures troviamo “La memoria dell’assassino”, secondo lungometraggio del pluripremiato attore Michael Keaton, un viaggio in chiaroscuro nella vita e nella mente di un killer cui è stata diagnosticata una malattia degenerativa: solo una manciata di settimane per fare ordine e provare a riparare le proprie fratture. Keaton è un intenso protagonista, affiancato da veterani di Hollywood come Al Pacino e Marcia Gay Harden. Infine, dal 12 giugno su Apple TV+ la miniserie legal “Presunto innocente”, nuovo adattamento del romanzo di Scott Turow (1987) dopo il film di Alan J. Pakula con Harrison Ford. La miniserie è firmata da David E. Kelley e J.J. Abrams, protagonista nonché produttore Jake Gyllenhaal, insieme a Ruth Negga, Bill Camp e Peter Sarsgaard. Otto episodi che si divorano come un romanzo “page-turner”. Il punto Cnvf-Sir.

“Non riattaccare” (Cinema, 11.07)
Fiorentino classe 1984, il regista-sceneggiatore Manfredi Lucibello arriva in sala nel cuore dell’estate con la sua opera seconda, “Non riattaccare”, dopo il suo esordio nel lungometraggio con “Tutte le mie notti” nel 2018. Presentato al 41° Torino Film Festival (2023), il film è un giallo dell’anima puntellato da sentimento. Un “road movie” nei giorni torridi della pandemia da Covid-19. Ispirato liberamente al romanzo di Alessandra Montrucchio (Marsilio), la sceneggiatura è firmata dallo stesso Lucibello e da Jacopo Del Giudice. Protagonista una magnifica Barbara Ronchi, che si mette in gioco con sfumature dolenti e disperate, lavorando soprattutto di sguardi. Presente con la sua voce intensa è anche Claudio Santamaria.

La storia. Roma, marzo 2020. Nell’esplosione della pandemia, Irene riceve una chiamata nel cuore della notte. È Pietro, l’uomo che ha amato tanto, con cui progettava una vita, ma da cui si è dolorosamente separata da mesi. Pietro è confuso, rielabora ricordi del passato e pensa a un gesto estremo. Irene non si perde d’animo, capisce che lo deve tenere al telefono, per dissuaderlo da ogni follia, e al contempo afferra le chiavi della macchina e si mette in strada. Cerca con tutte le sue energie, superando non pochi ostacoli, di raggiungerlo fuori città…

Non riattaccare – Barbara Ronchi

“In questa corsa contro il tempo – sottolinea il regista – man mano che l’automobile di Irene macina chilometri, diventiamo testimoni di un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, onirico, catartico. Ed è in questo momento che avviene il colpo di scena. Dentro la corsa di Irene, camuffato dalle insidie della strada, c’è il racconto di una grande storia d’amore. Ha proprio ragione Truffaut: dentro ogni grande storia d’amore c’è sempre un thriller!”

Una bella sorpresa “Non riattaccare”, un thriller esistenziale e sentimentale, un film-seduta psicanalitica (di coppia) che attraverso un disperato viaggio in macchina si fa parabola di salvezza, quelle di due solitudini ferite dalla vita, da un amore finito male, che provano ad aiutarsi a vicenda. E se a volte le soluzioni narrative disseminate lungo la linea del racconto non sempre appaiono del tutto solide o credibili (ad esempio i “tiepidi” controlli della Polizia nelle prime settimane del Covid-19 oppure gli stratagemmi per recuperare la batteria del cellulare), a garantire forza e tensione è soprattutto la prova della Ronchi, così grintosa e pronta a esplorare le pieghe del sentimento e della disperazione. Magnifica! Nell’insieme, un film di genere complesso, problematico, per dibattiti.

“La memoria dell’assassino” (Cinema, 04.07)
È stato due volte Batman per Tim Burton (1989, 1992), ma anche l’attore ammaccato di “Birdman” (2014) di Alejandro González Iñárritu e ha vinto un Golden Globe e un Emmy per la serie denuncia “Dopesick. Dichiarazione di dipendenza” (2021, Disney+). Parliamo dell’attore hollywoodiano Michael Keaton, sulle scene dalla fine degli anni ’70. Keaton, dopo una prima regia nel 2008 con “The Merry Gentleman”, è tornato dietro alla macchina da presa per dirigere un crime-thriller esistenziale, intestandosi il ruolo principale e scegliendo come comprimari Al Pacino, Marcia Gay Harden e James Marsden. È “La memoria dell’assassino” (“Knox Goes Away”), presentato al 48° Toronto International Film Festival.

Knox puts his plan into action at the murder scene Palmer’s home. “

La storia. Stati Uniti oggi, John Knox (Keaton) è uno spietato killer sessantenne che conduce una vita solitaria. Quando gli viene diagnosticata una malattia neurodegenerativa particolarmente aggressiva, capisce che ha poche settimane per sistemare gli irrisolti della sua esistenza, a cominciare dal rapporto deragliato con il figlio Miles (Marsden). Proprio per lui si rivolge all’amico di lunga data Xavier Crane (Pacino), intenzionato a seminare le incalzanti indagini della detective Emily Ikari (Suzy Nakamura).

Xavier talks to Knox about his plan and has some suggestions for him. “

La cornice è quella del crime asciutto e algido, dove i corpi delle vittime cadono come birilli sotto raffiche di colpi di pistola. Mettendo però da parte tale sfondo narrativo, che localizza il film nel perimetro del cinema di genere, la linea del racconto schiude un interessante dramma esistenziale che oscilla tra il desiderio di far pace con le proprie angosce, irrisolti di vita, e sanare (e salvare) il rapporto con un figlio mai amato. In più, Keaton tratteggia con convinzione i volteggi finali di un uomo che sa che sta andando incontro all’oblio, alla perdita totale dei ricordi, un percorso che vuole compiere da solo, senza poter contare su tenerezza e calore familiare. Un cammino fosco, tortuoso – John Knox resta sempre un killer, che non rinnega i suoi metodi spietati –, che però trova sfumature umane acute nel desiderio di sacrificio di sé e nel voler dare “senso” agli ultimi gesti, un senso che si lega in parte al desiderio di espiazione delle proprie omissioni. Film sfidante per temi e linguaggio, ma di certo non banale. Da approfondire. “La memoria dell’assassino” è complesso, problematico, per dibattiti.

“Presunto innocente” (Apple TV+, dal 12.06)
Sempre sul tracciato del thriller, ma dal taglio legal, su Apple TV+ c’è “Presunto innocente” (“Presumed Innocent”), miniserie realizzata da due fuoriclasse “a stelle e strisce” David E. Kelley (“Big Little Lies”, “The Undoing”) e J.J. Abrams (“Lost”). Protagonista, nonché produttore è il divo Jake Gyllenhaal, affiancato dai validi Ruth Negga, Bill Camp, Peter Sarsgaard, Elizabeth Marvel, O-T Fagbenle e Renate Reinsve. “Presunto innocente” prende le mosse dall’omonimo romanzo di Scott Turow (1987), facendo tesoro anche sul guadagno del film diretto nel 1990 da Alan J. Pakula con Harrison Ford e Greta Scacchi.

La storia. Chicago, oggi. Rusty Sabich è un viceprocuratore in ascesa, grintoso e audace sul lavoro, premuroso in casa. È sposato con Barbara e ha due figli adolescenti, Jaden e Kyle. Il suo mondo dorato va in frantumi quando la collega Carolyn Polhemus viene trovata morta in casa, vittima di una brutale aggressione. Rusty viene incaricato delle indagini, ma man mano che l’investigazione procede pesanti accuse sembrano direzionarsi proprio verso di lui. Emerge infatti che Rusty e Carolyn avevano un bruciante storia d’amore, finita male…

Presumed Innocent

In anteprima al Tribeca Film Festival, la miniserie (8 episodi da 45 minuti) è un racconto piscologico che esplora la caduta professionale e familiare del rampante viceprocuratore Rusty Sabich, che finisce impantanato in una vertigine di accuse e incubi. Il racconto non si limita ad approfondire solo il mondo professionale e interiore del protagonista, ma allarga il campo di osservazione ai principali attanti in scena, così da rendere il quadro più articolato e fumoso: si pedinano così i tragitti quotidiani e psicologici della moglie Barbara (Negga), dell’amico difensore Raymond Horgan (Camp), come pure del rivale in procura Tommy Molto (Sarsgaard). Cucito in una veste stiloso-patinata, l’impianto narrativo è ben strutturato, puntellato da ponderata suspence e oculati colpi di scena, al punto da garantire una visione vorace degli episodi. Un’ottima proposta per gli amanti del genere. Miniserie complessa, problematica, per dibattiti.

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