Il Giubileo e, più in generale, “l’annuncio della salvezza, la proclamazione del Vangelo, la pratica della lectio perché la Parola di Dio sia lampada per il cammino della vita, invitano ad accogliere il dono della vita nuova. La ‘vita vecchia’ è insopportabile: basta con il peccato”. Lo si legge nella proposta pastorale per il prossimo anno, diffusa oggi a Milano e firmata da mons. Mario Delpini. Segue, da qui, anzitutto, un richiamo a dedicare una speciale attenzione al sacramento della Riconciliazione, “esposto al rischio di un’enfasi sproporzionata sul dire i peccati, piuttosto che sul celebrare la grazia del perdono”.
La riflessione dell’arcivescovo si sposta poi sull’ambito sociale, con riferimento in particolare ai conflitti in corso: “Noi figli e figlie di Dio, discepoli di Gesù e tutti gli uomini e le donne di buona volontà e di buon senso dobbiamo essere uniti nel gridare: basta con la guerra! La fiducia nell’umanità, nelle istituzioni, nella cultura, nelle religioni è messa a dura prova. Ci sembra di essere inascoltati da politici impotenti e forse inclini piuttosto a incrementare gli armamenti che a costruire la pace”. Seguono alcuni suggerimenti su come le comunità cristiane potrebbero concretamente promuovere una educazione alla pace.
Il documento è poi completato da una seconda parte – “Annuncio, missione, sinodalità: ricòrdati del cammino percorso” – in cui l’arcivescovo Delpini ripercorre i passi compiuti in questi anni dalla Chiesa ambrosiana “con l’intenzione di mettere al centro la missione, così da farne memoria riconoscente, per rilanciare il suo cammino, in obbediente ascolto a quanto il Sinodo dei vescovi e il cammino sinodale delle Chiese in Italia ci stanno proponendo”. Vengono quindi ricordate tappe fondamentali come la creazione delle comunità pastorali (sotto l’episcopato del cardinale Tettamanzi), la celebrazione del Sinodo minore “Chiesa dalle genti” e più recentemente la creazione delle Assemblee sinodali decanali e il rinnovo dei Consigli pastorali di parrocchie e comunità pastorali.
“In una società innovativa, operosa, aperta e insieme incerta, spaventata, disperata – conclude mons. Delpini –, insieme con tutta la Chiesa italiana la nostra comunità cristiana ambrosiana vive la fecondità del seme, del sale, del lievito perché si conferma e si riconosce come il tralcio unito alla vite che solo così può portare molto frutto, secondo la promessa e lo stile di Gesù”.