“Per me la bellezza di Chiara in questo tempo è che lei in qualche modo ci ha rivelato una caratteristica di Dio che è con te, a cui tante volte non pensiamo: Dio è un Dio felice. Lo pensavo quando ho visto morire Chiara, e l’ho vista morire così, credo che anche tu devi essere morto così, felice. Perché se l’amore sulla croce ci rende felici, in qualche modo anche tu Signore lì, dovevi essere felice, perché l’amore non ti poteva tenere. Credo proprio che sia così, Dio anche è morto felice come Chiara, perché Chiara è una sua figlia”. Si è concluso con l’intervento fuori programma del marito Enrico Petrillo, la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e dei segni della serva di Dio Chiara Corbella, svoltasi oggi dalle ore 12 nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, presieduta da mons. Baldassare Reina, vicegerente della diocesi di Roma, alla presenza dei membri del Tribunale diocesano che hanno condotto l’inchiesta: mons. Giuseppe D’Alonzo, delegato episcopale; don Giorgio Ciucci, promotore di giustizia; Marcello Terramani, notaio attuario “Un’altra caratteristica che possiamo intravedere di Dio grazie a Chiara, è che Dio non è solo felice, ma è anche dolce. Quando le chiesi: ma è veramente dolce questa croce? Lei guardandomi ha sorriso e mi ha detto: si Enrico, è molto dolce”, ha proseguito il marito di Chiara Corbella, concludendo l’appuntamento iniziato con le parole di mons. Reina: “È un giorno di gioia e di festa per la nostra diocesi, per tutta la Chiesa, per la Chiesa di Roma in particolare. Ringraziamo il Signore sia per il dono della vita di Chiara, sia per il dono della santità, questo seme che Dio ha piantato nel cuore di ognuno il giorno del nostro battesimo”. Il vicegerente della diocesi di Roma ha citato Papa Francesco per introdurre il tema della santità, ricordando con le sue parole che questa “è innanzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. Di ricevere gratuitamente il suo amore e la sua misericordia”, grazie alla quale aprirsi alla riconoscenza, consapevoli che si tratti non di emozione o ottimismo umano, “ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con la grazia e l’audacia che provengono da lui”. “Siamo qui per contemplare un germoglio, un seme di santità che il buon Dio ha deposto nel cuore di Chiara e che noi oggi contempliamo. Ringraziamo il Signore per questa nostra sorella”, ha aggiunto mons. Reina concludendo: “Ci impegniamo ad imitare Chiara, perché tutti siamo chiamati alla santità nella nostra vita di tutti i giorni, nelle difficoltà, nei problemi, nelle malattie. Chiara ci insegna, insieme ad una schiera infinita di uomini e donne, che la santità è una via possibile. È l’unica via che ci rende felici”.