“Cercò di far crescere una Chiesa cinese, fatta da cinesi, in comunione con Roma”. Così mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario per il Dicastero per i Testi legislativi ha ritratto, oggi pomeriggio il card. Celso Costantini alla presentazione del libro “Celso Costantini e la Cina”, oggi pomeriggio, all’Università Urbaniana alla presenza del card. Pietro Parolin. Primo delegato della Santa Sede in Cina, profondo conoscitore della Cina, ma anche diplomatico, fautore del primo (e unico attualmente) Concilio particolare cinese che si svolse a Shangai 100 anni fa, rettore dell’Urbaniana, artista e promotore d’arte: Celso Costantini fu tutto questo. E il volume curato da don Bruno Pighin, voluto dall’associazione Amici di padre Celso Costantini, racconta tutto ciò attraverso il contributo di 15 studiosi e l’introduzione del cardinale segretario di Stato Parolin. “Seppe costruire nel luogo e nel posto giusto un ponte dove prima c’erano zattere. E questo ponte è ancora operativo in attesa di consolidamento e sviluppo”, ha spiegato mons. Arrieta, tratteggiando la figura del cardinale veneto attraverso le sue caratteristiche. “La sua sensibilità dell’uomo d’arte gli fanno scoprire la cultura plurimillenaria cinese davanti alla quale si trova – ha aggiunto – nella quale ha cercato di innestare la cultura cristiana. La seconda qualità fu il generoso spirito dell’uomo d’impresa per far fronte alle esigenze che gli si ponevano davanti. Infine, ha amato la Chiesa: un uomo dal cuore universale”. “La situazione globale oggi è complessa e le relazione tra i popoli rischiano di essere considerate solo da una prospettiva di forza, pendendo di vista gli insegnamenti della storia – ha commentato il vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini alla presentazione del libro -. Celso Costantini ci può aiutare: è stato un uomo di grande relazione e amicizia tra l’Oriente e l’Occidente. Ha dimostrato la forza della cultura dei popoli”.