“L’uscita del Rapporto di monitoraggio del Comitato conferma anzitutto che per disegnare misure efficaci di contrasto alla povertà occorre partire da chi sta peggio”. Così don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ha commentato i contenuti del “Rapporto di monitoraggio del Reddito di cittadinanza” realizzato dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza e diffuso nei giorni scorsi. Le conclusioni – viene rilevato dall’organismo pastorale della Cei per la promozione della carità, “confermano pienamente quanto fatto rilevare da Caritas Italiana nel 2021”. “Da aprile 2019 a dicembre 2023, sono stati complessivamente più di 5 milioni coloro che hanno ricevuto Reddito o Pensione di cittadinanza (rivolta a coloro che avevano più di 67 anni), con un terzo di essi che lo ha ricevuto continuativamente per tutti e 4 gli anni”, si legge nella nota della Caritas, nella quale si ricorda che “la spesa di 34 miliardi ha permesso di coprire il picco di accessi che si è registrato nel 2020 e nel 2021 a causa dell’emergenza Covid”. “Un’ampia platea di persone, ma quante in povertà assoluta?”, l’interrogativo posto. “Se consideriamo il totale delle famiglie in povertà, l’Istat – prosegue la nota – ha calcolato che poco più del 30% di esse ha ricevuto il Reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022. Che cosa significa? Significa che nonostante la spesa totale e il consistente numero di persone raggiunte da questo aiuto, i due terzi di coloro che vivono nelle condizioni peggiori, le persone in povertà assoluta, appunto, non hanno usufruito di questo sostegno”. “Già nel 2021 – viene osservato – Caritas Italiana, nel suo monitoraggio sul Reddito di cittadinanza aveva previsto, con delle simulazioni ad hoc, che il 44% delle famiglie in povertà avrebbe ricevuto il Reddito di cittadinanza e che quindi più del 50% di esse sarebbe rimasto senza aiuto”. Purtroppo i dati del Rapporto di monitoraggio “sono peggiori di quanto avevamo prospettato”. Per Caritas Italiana, “una misura di reddito minimo che lascia scoperte così tante persone in povertà assoluta o non può dirsi una misura di reddito minimo, oppure è difettosa nella sua costruzione”. Ricordando che “il metodo della Caritas è stare accanto ai più poveri e accompagnarli” e che “non basta l’assistenzialismo”, don Pagniello precisa che “per accompagnarli occorrono tempo e interventi a livello locale, come la formazione e la riqualificazione, ad esempio, altrimenti si compromette l’efficacia degli interventi”. “L’Italia è il Paese dove la povertà si eredita”, ammonisce il direttore della Caritas: “Partire dai poveri è un dovere nella lotta alla povertà. Partire ogni volta da zero con le misure di contrasto, invece, è un errore”. “Servono quindi continuità e l’ascolto da parte della politica di chi monitora quotidianamente i fenomeni sociali. Adesso – conclude – sarà importante tener conto del rapporto del Comitato per non disperdere quanto acquisito. E noi continueremo con i nostri monitoraggi”.