Papa Francesco è da poco partito in elicottero per partecipare al G7 che si tiene a Borgo Egnazia. L’intelligenza artificiale sarà al centro dell’intervento che il Santo Padre terrà di fronte ai capi di Stato (la diretta su Tv2000 dalle 13.55). Ne abbiamo parlato con don Fabio Pasqualetti, decano della Facoltà di Scienze della comunicazione sociale dell’Università pontificia salesiana e consultore del Dicastero per la Comunicazione.
Perché un Papa che partecipa al G7?
È significativo e simbolico che un leader religioso, anche se viene considerato un capo di Stato tra gli altri, sia stato invitato. La politica sente il bisogno di qualcosa di più, di una presenza che possa orientare su aspetti che vadano al di là dell’attenzione focalizzata su interessi economici, strategici e di potere.
È importante che il Papa sia stato chiamato per parlare dell’intelligenza artificiale.
Come mai la scelta del tema?
È un problema avvertito da tutti, ma sembra che la dimensione etica possa venire solo da chi in fin dei conti ha una visione etica della vita. Tutto ciò non depone a favore della politica, che dovrebbe essere la prima istanza etica al servizio dell’uomo anche all’interno di una visione laica del mondo. Certamente l’iniziativa era già partita nel 2020 con Rome Call for AI Ethics promosso dalla Pontificia Accademia per la vita che porta con sé il valore di una riflessione, richiamata anche quest’anno nei messaggi del Papa per la pace e per la comunicazione, sulla necessità di far crescere l’umanità ed essere profondamente umani, anche con riferimento anche alla sapienza del cuore.
Solo così potremo usare questi strumenti con intelligenza, sennò il rischio è che gli strumenti e gli interessi predatori che spesso manifestiamo nella nostra società prevarranno.
Al centro dell’intervento del Papa ci sarà anche la pace.
Il Papa non tacerà sui problemi della guerra. È ormai dato per scontato che avrà degli incontri bilaterali con diversi capi di Stato e quindi porrà l’attenzione sulla questione della pace che gli sta tanto a cuore, perché
il Santo Padre è forse l’unico capo di Stato che insistentemente parla della necessità della pace, di avere una visione di pace, di ricordare che la guerra non porta da nessuna parte ed è una sconfitta della nostra umanità.
È importante il desiderio dei capi di Stato, che hanno chiesto di parlare con lui, ma anche del Papa che si farà portavoce di una visione alternativa in un mondo sempre più segnato dalla guerra come logica di risoluzione dei problemi. Avere qualcuno che parla di pace fa la differenza.
Come si può raggiungere la pace?
Il mondo ha bisogno di una profonda spiritualità, che possa farci crescere come umanità. Il Papa rappresenta in questo momento l’incarnazione di questo desiderio, magari non condiviso da tutti e non necessariamente apprezzato da tutti, ma quello che porta è il messaggio di una profonda umanità. Spero che la presenza del Papa al G7 possa mettere un seme di speranza in ciascuno di noi.