Bimba scomparsa a Firenze: p. Nunez Rubio (cappellano comunità latinoamericana), “manteniamo viva la fiamma della speranza, confidiamo sempre di riaverti con noi”

“Oggi ricordiamo con tristezza un anno dalla scomparsa di Kataleya, la piccola peruviana che viveva nell’ex hotel Astor, che ancora non è tornata dalla sua famiglia, che per questo vive in grande pena per lei. In questi mesi sono proseguite senza sosta le indagini e la ricerca della bambina. Tanti si stanno adoperando per ritrovarla, e di questo siamo riconoscenti, la nostra fiducia e il nostro incoraggiamento sono con ognuno di loro. Non possiamo arrenderci e dobbiamo sostenere la ricerca della verità, perché Kataleya possa tornare a casa sua, con i suoi affetti”. Lo sostiene p. Juan Manuel Nunez Rubio, cappellano della comunità cattolica latinoamericana di Firenze e vicedirettore dell’Ufficio di Migrantes diocesano, a un anno dalla scomparsa della bimba, la piccola “Kata”.
“Come Chiesa fiorentina non abbiamo mai smesso di pregare per Kataleya, facciamo nostra la sofferenza dei più poveri e soprattutto dei più indifesi, i bambini – evidenzia il cappellano -. Una volta appresa la notizia della scomparsa della piccola Kata, il card. Giuseppe Betori, in ogni celebrazione con il popolo fiorentino, non ha mai dimenticato di rivolgersi al Signore per lei e di porre attenzione sul fatto che le occupazioni, fatte da persone che non riescono a trovare un alloggio, generano situazioni di marginalità, condizioni pericolose in cui si consumano tragedie come la scomparsa della bambina”.
Rivolgendosi direttamente alla bimba, p. Manuel scrive: “Cara Kataleya, manteniamo viva la fiamma della speranza, fino ad oggi siamo stati perseveranti e pazienti e continueremo ad esserlo, confidiamo sempre di riaverti con noi. I tuoi genitori, insieme a tutti noi, pregano e preghiamo per te”. P. Nunez Rubio conclude: “Conservo il desiderio che un bambino ha espresso a Papa Francesco sabato 11 maggio 2024, quando il Papa ha chiesto: ‘Ma se la felicità non si compra come posso essere felice?’. Le risposte sono state queste: ‘Quando tutti stanno bene’, ‘Quando facciamo pace’; questo è il mio augurio e anche il mio desiderio, che possiamo stare tutti bene, vivendo e costruendo la pace, tutti fratelli”.

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