Amazzonia: Repam, “in atto corsa sfrenata verso la morte, costruire risposta dal basso”

In Amazzonia è in atto “una corsa sfrenata verso la morte”. La denuncia arriva dalla Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), che in preparazione all’imminente Forum panamazzonico (Fospa), che si terrà in Bolivia, dal 12 al 15 giugno, nelle città di Rurrenabaque, San Buenaventura e Reyes, ha promosso a Cobija, sempre in Bolivia, un incontro delle popolazioni indigene che vivono nei territori di frontiera tra i vari Paesi della regione amazzonica (Brasile, Guyana francese, Guyana, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia). I popoli frontalieri denunciano la pressione delle attività estrattive sui loro territori, progetti di legge che eliminano meccanismi di protezione, l’impatto dell’agricoltura intensiva, l’inquinamento delle risorse, la crescita delle attività e traffici illegali. “Noi, in quanto proprietari e custodi del bioma che sostiene la vita del pianeta, chiediamo urgentemente cambiamenti radicali e una nuova direzione per salvarlo. Vogliamo costruire dal basso, in coordinamento con il movimento indigeno, politiche pubbliche che funzionino e sradichino questi attacchi”, si legge nella nota. Queste le richieste emerse dall’incontro: sostegno e promozione delle autodemarcazioni dei territori indigeni; riconoscimento e titolazione delle comunità ancestrali; rafforzamento di forme di autogoverno indigeno; riconoscimento dei fiumi come soggetti di diritti, seguendo l’esempio della richiesta del fiume Marañon (cioè il Rio delle Amazzoni nel suo tratto iniziale), in Perù; creazione di reti di comunicazione e di advocacy; protezione dei corridoi transfrontalieri, destinati specificamente ai popoli in isolamento volontario, garantendo la loro sopravvivenza, autonomia e protezione dalle minacce esterne.

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