“Anche raffinate civiltà possono presentare elementi culturali così radicati nella mentalità delle persone e dell’intera società da non essere più avvertiti come contrari alla dignità dell’essere umano”. Lo ha detto il Papa, che nel suo discorso al Campidoglio ha ricordato come la fede cristiana, nella storia di Roma, ha “permeato e trasformato la vita delle persone e delle stesse istituzioni”, offrendo “alle persone una speranza ben più radicale e inaudita; alle istituzioni la possibilità di evolvere a uno stadio più elevato, abbandonando a poco a poco – per esempio – un istituto come quello della schiavitù, che anche a tante menti colte e a cuori sensibili era parso come un dato naturale e scontato, per nulla suscettibile di essere abolito”. “Fatto che si verifica anche ai nostri giorni, quando, quasi inconsapevolmente, si rischia a volte di essere selettivi e parziali nella difesa della dignità umana, emarginando o scartando alcune categorie di persone, che finiscono per ritrovarsi senza adeguata protezione”, il monito di Francesco. Alla Roma dei Cesari è così succeduta la Roma dei Papi, successori dell’apostolo Pietro, “che presiedono nella carità a tutta la Chiesa e che, in alcuni secoli, dovettero anche svolgere un ruolo di supplenza dei poteri civili nel progressivo disfacimento del mondo antico”. “E alcune volte con comportamenti non felici”, ha aggiunto il Papa a braccio, Molte cose cambiarono, ma la vocazione all’universalità di Roma venne confermata ed esaltata. Se infatti l’orizzonte geografico dell’Impero Romano aveva il suo cuore nel mondo mediterraneo e, benché molto vasto, non coinvolgeva tutto l’Orbe, la missione della Chiesa non ha confini su questa terra, perché deve far conoscere a tutti i popoli Cristo, la sua azione e le sue parole di salvezza”.