Il voto europeo rafforza Von der Leyen. L’Italia resiste allo scossone politico Ue

Risultati ancora parziale nella notte elettorale. Ma si profilano grandi novità. Ppe sempre primo nell'emiciclo di Strasburgo, dove regge la "maggioranza Ursula". In Francia vincono i nazionalisti e Macron convoca nuove elezioni parlamentari. Germania: il governo Scholz traballa. In Spagna i popolari superano i socialisti. Meloni e FdI confermano il primato in Italia, seguiti dal Partito democratico

(Foto Calvarese/SIR)

Ursula Von der Leyen rafforza la sua posizione in Europa dopo il voto del 6-9 giugno per il rinnovo dell’Europarlamento. È uno degli elementi che prendono forma alla luce dei risultati (ancora parziali) nei 27 Stati Ue.
“È un bel giorno per il Ppe, abbiamo vinto le elezioni, siamo il partito più forte, siamo l’àncora della stabilità”, afferma pacata la presidente uscente della Commissione presentandosi a notte fonda al migliaio di giornalisti che segue in presa diretta a Bruxelles l’esito del voto europeo. I numeri sembrano darle ragione: cresce il Ppe, calano di poco i Socialdemocratici, scendono – ma non crollano – i liberali di Renew. Mentre, questo è un altro elemento certo, avanzano le destre euroscettiche (Conservatori) o nazionaliste (Identità e democrazia).
Secondo Von der Leyen dal voto emergono due messaggi: “La maggioranza è a favore di un’Europa forte”, anche se gli estremi a destra e sinistra hanno avuto buon sostegno elettorale. Ciò significa che “il risultato rappresenta un grande responsabilità per i partiti di centro”. “Inizialmente mi rivolgerò a quelli che erano nella piattaforma” (la cosiddetta “maggioranza Ursula”). Rispetto al consenso da parte dei capi di Stato e di governo ha dichiarato di “riuscire a ottenere la loro fiducia” per un secondo mandato.
Nonostante l’avanzata delle destre estreme, in Europa sembra non esserci alternativa alla coalizione uscente. Non a caso i leader di Popolari, Socialdemocratici e Liberali si lanciano messaggi di futura collaborazione, pur sottolineando aspetti programmatici diversi, ma non divergenti. Anche i Verdi paiono interessanti a una collaborazione (purché non si rinunci al Green Deal).
Non si può peraltro dimenticare che la tornata europea fa tremare diversi governi nazionali. Il successo del Rassemblement National e il crollo di Renaissance in Francia portano il Presidente Macron ad annunciare elezioni anticipate a fine giugno. Un editoriale del quotidiano cattolico La Croix commenta la decisione di Macron come “invito a tutti a uscire dal torpore di fronte al pericolo nazionalista che minaccia il Paese, a cominciare dalla metà di coloro che non hanno partecipato al voto”, si legge. “La decisione è seria e pesante. Si apre un momento di chiarimenti essenziali. Spetta ad ogni francese fare la scelta più giusta”.
Il premier belga De Croo rassegna in lacrime le dimissioni visto il crollo dei suoi liberali. In Germania la coalizione del cancelliere Scholz vede il forte ridimensionamento di Spd e Verdi, mentre crescono Cdu-Csu e l’ultradestra di Afd. In Spagna i popolari superano i socialisti del premier Sanchez.
In Italia, invece, il partito della premier Meloni rimane saldamente in testa nei numeri e nei seggi, seguito a ruota dalla principale forza di opposizione, il Pd. Per una volta è l’Italia a segnalare una sorta di “stabilità” politica.Per ulteriori analisi occorrerà attendere i dati definitivi sia per quanto riguarda la composizione del Parlamento europeo sia quelli relativi ai singoli Paesi membri. Ma di certo queste elezioni “in tempo di guerra” non sembrano rafforzare l’unità europea. A tutti vantaggio dei suoi detrattori, Putin in testa.

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