Bulgaria senza governo torna ai seggi. Popivanov: “C’è disgusto per la politica”

Cittadini chiamati la sesta volta in quattro anni a rinnovare il Parlamento. Instabilità politica endemica e accuse di corruzione alimentano l'astensione. Nelle parole di  Boris Popivanov, docente di Scienze politiche all'Università di Sofia, poche speranze per il Paese. Il voto nazionale coincide, il 9 giugno, con quello per le europee ed emerge una forte retorica anti-Ue

(Foto ANSA/SIR)

Oltre che per le elezioni europee, il 9 giugno in Bulgaria si voterà per rinnovare il parlamento nazionale, un voto anticipato in seguito alle dimissioni del governo di coalizione all’inizio di aprile. “Le due principali forze politiche nel Paese – i conservatori di Gerb di Boyko Borissov e il movimento anticorruzione ‘Continuiamo il cambiamento – Bulgaria democratica’ – hanno avuto delle divergenze molto forti e le trattative per formare un nuovo governo sono fallite”, spiega al Sir Boris Popivanov, analista politico e docente di Scienze politiche all’Università di Sofia. I bulgari si recheranno alle urne per la sesta volta consecutiva negli ultimi 4 anni cercando di sbloccare lo stallo politico. Praticamente la vita dell’ultimo governo politico, e non tecnico, è stata di soli nove mesi.

(Foto pagina FB Boris Popivanov)

Scarso interesse per la politica. Anche se gli ultimi sondaggi segnalano un lieve rialzo dell’affluenza, i numeri rimangono molto sotto la media europea e al massimo attorno al 40%. “Oltre la metà dei bulgari non andrà a votare”, rileva Popivanov, secondo cui “gli scandali е l’uso eccessivo di fatti compromettenti ancora di più allontana le persone e crea un disgusto nei confronti della politica”. L’analista politico ritiene che “i partiti maggiori non fanno niente per far appassionare gli elettori perché fa comodo un’affluenza minore mentre contano sui nuclei duri del proprio elettorato”.

Retorica antieuropea. Per la prima volta in Bulgaria le elezioni europee si svolgeranno insieme a quelle parlamentari e le tematiche europee sono state marginalizzate durante la campagna. “Forte risalto però ha avuto la retorica antieuropea”, rileva Popivanov fornendo esempi concreti tra cui “il presunto desiderio dell’Ue di coinvolgere la Bulgaria in una guerra contro la Russia” e poi il Green Deal “che avrebbe come scopo distruggere il settore energetico della Bulgaria”. Comunque, secondo il professore universitario, il partito “Rinascimento”, filorusso e antieuropeo, artefice di questi argomenti, non avrà ulteriore sostegno per queste posizioni.

I sondaggi. Stando agli ultimi sondaggi il primo partito sarà Gerb con il 25% dei consensi, nonostante le accuse di corruzione e l’isolamento ai quali è stato sottoposto negli ultimi anni. Poco chiaro rimane chi sarà il secondo partito, ma sicuramente “Continuiamo il cambiamento-Bulgaria democratica” registra un calo netto in seguito alla delusione dei suoi elettori dopo aver formato la infelice coalizione con Gerb. Nel sondaggio di Market links il partito della minoranza turca – Movimento per i diritti e le libertà Dps – otterrebbe il 12,3%, mentre i nazionalisti di “Rinascimento” arriverebbero all’11,1%. Meno consensi dovrebbero andare ai socialisti con 7,5% e a “C’è un popolo come questo” con il 4%. “Un ruolo particolare giocano coloro che decidono per chi votare all’ultimo momento, quotati al 12%, e quelli che sosterranno i piccoli partiti”, spiega Popivanov. “L’interesse per i partiti piccoli è un segnale di stanchezza nei confronti dei nuovi movimenti contro il sistema”, afferma il politologo.

Nascerà un governo? Questa è la domanda ricorrente alla vigilia dell’ennesima edizione delle elezioni in Bulgaria. “Per Gerb sarà molto difficile formare una coalizione e secondo me sarà un governo più debole del precedente destinato alla instabilità e durerà poco”, afferma il docente universitario. A suo avviso, la prospettiva è “una coalizione di Gerb con il partito della minoranza turca Dps, che negli anni, anche se dietro le quinte, collaborava con Gerb, senza ufficializzare una tale unione”. Forse sarà necessario anche un terzo soggetto per formare la coalizione e allora si dovrà ricorrere ai piccoli partiti. Nel frattempo, la speranza di un governo stabile, che riesca a fare le riforme necessarie nel Paese più povero dell’Ue e avvicinare Sofia alla zona euro e alla piena adesione a Schengen, rimane ancora lontana.

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